sabato 3 marzo 2012

INTERVISTA AI CONTRASTO
(Pubblicata originariamente su Morire contro nel Gennaio del 2010)

Personalmente ritengo che i Contrasto (Cesena)  siano fra i gruppi "italiani" più validi  in circolazione, ed era da molto tempo che accarezzavo l'idea di dedicargli uno spazio con un intervista (anche se purtroppo ha risposto solo Max, il quale di solito si occupa di queste cose, ed è una loro scelta, quindi non ho insistito tirandola per le lunghe). Dicendo questo, però, non intendo affermare che intervisterò sempre e solo i gruppi che sento in qualche modo vicini e che apprezzo particolarmente, ma è anche vero che questo è almeno fin'ora il motivo che mi ha spinto a farlo da quando ho cominciato. Inoltre, anche se i Contrasto sono già conosciutissimi nella “scena” poco importa, anzi, diciamo che mi passa per il cazzo questa cosa, perchè ciò che io ho a cuore è che i loro messaggi si diramino il più possibile ”fuori” da un determinato "circuito", cosi' come ho a cuore che questo blog venga letto più da chi non conosce e deve ancora aprire gli occhi che da chi si è già (quantomeno a "grandi linee") formato una coscienza.  "Buona lettura"...

Pace, amore, anarchia. 

A.

"Una sveglia che suona, le palpebre lentamente si schiudono, gli occhi cominciano gradualmente a focalizzare le prime sagome informi, il ritmo cardiaco inizia ad accelerare. Di nuovo giorno. Ancora una volta faccia a faccia con la quotidianità. A volte lo sconforto iniziale è immenso, il desiderio di sparire blocca il respiro, l'idea di dover affrontare un'altra giornata, i suoi compromessi, le sue umiliazioni, la sua depressione, stringe lo stomaco in una morsa di inestinguibile rancore. Svegliarsi ed uscire allo scoperto in una realtà ostile, che non offre stimoli né motivazioni, aspra, cinica, spietata; costretti ad adattarsi a ciò che è intorno, a rispecchiarsi in vetrine rigurgitanti inutili merci, a percorrere asfalto solcato da mostri meccanici all'ombra di colossi di cemento che sfiorano un cielo oscurato da fumo e polvere. Trovarsi a vagare in mezzo ad una moltitudine di  gelidi individui ridotti ad automi, stremati dalla routine di fatiche e sofferenze che da troppo tempo si trascinano appresso; realizzare di essere involontarie comparse in questo desolante scenario. Sotto costante controllo, impossibile uscire dal cerchio delineato, impensabile senza affrontare una severa ed esemplare punizione, nessuna speranza di poter cambiare qualcosa, nessuna memoria di libertà. Nausea per tutto ciò, odio che affiora spontaneamente in superficie, soffocamento, inquietudine, istinto di fuga ad accompagnare ogni frammento di un'esistenza condizionata, vissuta nell'avversione per la propria impotenza. Altalenante pulsione di autoannientamento. Periodica ricerca di vacui momenti di distrazione, la mente impegnata talvolta confonde temporaneamente l'inconscia sofferenza, il corpo si apre ad emozioni rilassanti, esperienze creative e situazioni interessanti pervadono il quotidiano, riemergono sogni, progetti, tutto sembra tornare a luccicare…Ma quanto può durare una labile digressione di ottimismo?"  (Da "Individui ridotti ad automi")

 Credo che iniziare con il chiederti di dire qualcosa sullo sgombero de Al Confino squat e di ciò che è stato quel percorso sia il minimo, cosi' come di "spendere due parole" sullo Spazio Libertario “Sole e Baleno” e sulla lotta/situazione antagonista nel "vostro" territorio...  E la inizi così? In un certo qual modo è come presentarsi (anche involontariamente) con un gancio in faccia…;) …no dai, scherzo (più o meno)…ma è che scrivere di Al Confino squat è un po’ come riaprire ogni volta una ferita viva, che non si è ancora chiusa… e infatti anche per questo mi resta difficile, sebbene sia passato oltre un anno e mezzo dallo sgombero (6 maggio 2008), scriverti qualcosa di quel lungo e importantissimo “percorso” cercando di mantenere una sorta di “distacco assimilato”…Paradossalmente, sebbene più coinvolti dal marasma delle cose e degli eventi, penso potesse essere più semplice parlarne ai tempi che furono, rispetto ad oggi che tutto è per così dire fisicamente “chiuso”… Anche due settimane fa, ad una cena sociale a Cesena in cui ci siamo ribeccati in tanti, mi sono trovato a sfiorare ricordi e malinconie di Pontecucco con qualche amico “confinante”…e la sensazione tra il detto e il non detto è sempre la stessa, è che comunque per molti di noi Al Confino squat resti una specie di irrisolto emotivo, un’ombra che si preferisce lasciare dov’è…e personalmente spesso ripenso a ciò che avrei potuto o non dovuto fare, a come forse ci si sia lasciati travolgere dalla situazione senza affondare meglio il colpo (almeno tra di noi), alle parole che si sono perse nei silenzi o all’incapacità di quel momento che non ci ha permesso di analizzare meglio scelte, stimoli e rapporti… con le difficoltà che inesorabilmente poi ci hanno messo “a nudo”…E provare a raccontarti qualcosa che non sia prettamente ed esclusivamente tecnico lo rende più difficile perché mi “costringe” a ricordarne e a riviverne anche gli ultimi passaggi, l’ultimo periodo…mentre a me manca e continua a mancare tutto il resto. E poi in effetti ognuno di noi ha più o meno assimilato con sfumature differenti quello che è stato, proprio perché questa esperienza ha dato a ciascuno sensazioni importanti negli anni passati in relazione a quanto ci ha “vissuto e investito” a livello umano. In ogni intervista ai Contrasto ci si chiede sempre qualcosa a proposito de Al Confino, e da sempre mi ha dato un grande piacere pensare che Contrasto e Al Confino squat abbiano avuto aspetti fortemente in comune. Per alcuni di noi, poi, questo posto ha rappresentato in maniera ancor più marcata un momento fondamentale della propria vita, determinate e intenso. Anche quando, soprattutto nei primi nostri concerti dopo lo sgombero, mi è venuta voglia di ricordare quel 6 maggio, di rimarcare come le idee che ci portavano Al Confino fossero, siano e continuino ad essere ovunque ed in quello che ognuno di noi poi fa anche oggi, mi sono sempre reso conto che parlarne a nome di tutti, come Contrasto, poteva e può “urtare” giustamente qualcuno del gruppo in relazione alla sensibilità e al modo con cui ognuno vuole o meno “ricordare” le cose. Senz’altro potrei raccontarti per ore a proposito di Al Confino perché in 8 anni di occupazione ed autogestione vissuta così intensamente di storie ne sono state scritte tantissime (e magari un giorno in qualche modo mi/ci verrà pure voglia di farlo). Ma continua a non essere il momento. Ad oggi va bene così, senza aver voglia di parlarne troppo, con tutto quello che ancora ci portiamo dentro e non solo.Per il resto,nonostante tutto, qua intorno c’è sempre tanta gente che si sbatte e continua a farlo da tempo. C’è gente che ha appoggiato subito la breve occupazione dell’Ex-Consorzio; c’è gente che si sbatte un sacco tra Cesena, Forlì, Faenza, Cervia, Ravenna, Imola, Rimini, Lugo e le colline qua intorno (tanto per dirne un po’ in Romagna) sia individualmente sia all’interno di contesti aggregativi e/o attraverso campagne di critica radicale presenti e incisive sul territorio e non solo...tanto che potrei farti un elenco di persone che stimo da tanto o di situazioni, posti, iniziative di questi anni tuttora presenti. E’ senz’altro un contesto territoriale dinamico e che si propone costantemente e concretamente, in cui non mancano cioè le possibilità e la spinta antagonista, la voglia di fare e di provarci…Certamente mi rendo conto che gli anni hanno portato con sé cambiamenti e che le persone che hanno voglia/bisogno di assimilare l’esistente e creare contrasto dove ne riscontrino falle sono sempre meno…o, meglio, è sempre più difficile parlare di /sperare in un “ricambio generazionale” (che poi per fortuna di ricambio in senso stretto non si tratta perché i vez resistono e continuano ad esserci)…e anche dalle nostre parti sinceramente è quanto questi anni hanno dimostrato (tanti giovinastri ai concerti…pochi in tutto il resto). Per quanto possibile (a volte la volontà si ferma prima dell’intenzione) il nostro proposito vuol essere quello di creare concretamente una rete territoriale tra e di persone in grado di interagire direttamente, di provare a parlarsi guardandosi in faccia (e non sempre attraverso mail, chat, siti e stronzate merdose che oggi pare ci sostituiscano in tutto, e delegano ogni rapporto), proprio per non perdere la possibilità di continuare a trovarci fisicamente all’interno e all’esterno dei contesti aggregativi, per non chiuderci nei posti (come spesso è purtroppo capitato per reazione o difesa) cercando via via di riprenderci gli spazi (e non solo evitando di concederne). In tal senso anche con l’esperienza in atto dello Spazio libertario “Sole & Baleno” a Cesena stiamo cercando di penetrare il contesto per muovere verso situazioni altrimenti destinate all’omologato, alla pace (sociale) dei sensi… tentando di sviluppare iniziative di informazione, cercando soprattutto di scuotere e scuoterci per ricompattare un movimento troppo spesso slegato da ciò che lo circonda, barricato sul proprio scoglio, incapace di leggere e ritradurre le dinamiche quotidiane del tempo in atto in relazione alle specificità e peculiarità di un contesto sociale, politico, umano che ha e deve mantenere calde le proprie potenzialità di dissenso per i bisogni di cui necessita. Partendo, talora, da una messa in discussione di dinamiche interne che troppo spesso ci hanno vincolato ad una forma statica, ad un’idea di forma rappresentativa, più ideologica (e dunque scarna) che radicata al contesto, al senso del fare e all’obiettivo.   Perchè i Contrasto?   Perché sì. Perché dopo tutti questi anni è ancora “perché sì”, e per quanto mi riguarda è un continuo di voglia, passione, stimoli, energia…che si rinnovano, riamalgamano, cercano. Tu In effetti hai operato un abile aggiramento dell’ostacolo eliminando la domanda canonica “storia dei
Contrasto?”…ma in fondo in fondo anche in questo modo mi costringi a rivedere comunque tutti questi anni (che faccio sempre con grande piacere)…e sono passati già un bel po’ di anni in effetti, e non ti nascondo che è pure una sensazione gradevole il ripensarci, ogni tanto, così come spesso capita di ricordare e raccontarci episodi o situazioni passate durante un viaggio in furga prima di un concerto o stronzate in una tavolata tra vecchi amici che si ribeccano… oppure, semplicemente, anche solo con quel che torna su nel tuo stomaco quando ripeschi una locandina o vecchie foto o qualche immagine di un concerto. Rispetto ai primi anni è facile evidenziare differenze che si traducono solo nel tempo che passa, nel fatto che assimili dinamiche e contesti particolari perché in quel momento ed in quel modo è lì che sei e che fai, differenze congenite per dirla in una parola, proprio perché ti ritrovi (anche casualmente) a vivere (o a farti vivere da) determinate situazioni/persone/momenti. Poi però ci sono anche – almeno così la vedo – tutta una serie di differenze d’acquisizione dovute cioè al come e al quanto assimili il tutto, differenze per così dire a lungo termine…quelle cioè che si evidenziano tra persone nel momento in cui e nelle modalità con cui, poi, inevitabilmente ti (auto)determini, ossia ti muovi o comunque muovi verso certe scelte piuttosto che altre. Ecco! Se penso “Perchè i Contrasto?”, se penso a un “noi cinque” attraverso la forma nominale Contrasto, spesso ci ritrovo senz’altro tutta una serie di differenze, di sfumature, di conseguenze/acquisizioni del tempo e degli eventi che abbiamo vissuto e stiamo vivendo insieme come amici, come “progetto politico” di gruppo o che individualmente ci caratterizzano e per così dire ci differenziano (tanto per voler usare questa parola), ma in fondo se ti dovessi poi dire cosa riscontro adesso in più o in meno rispetto ai primi anni…boh! E’ che mi viene più facile sentire cosa mi stimola ancora e sempre più rispetto ad allora…o cosa ancora è per noi un bisogno, una necessità, una spinta… cosa ancora è per noi “vitale” ed essenziale oggi sotto forma di Contrasto…E allora nel cercare di risponderti mi viene da dire che l’unica vera differenza è che non trovo differenze di sostanza in questo bisogno e passione grazie a cui ci siamo trovati ad essere un fine estate di tanti anni fa, ed oggi ancora siamo… Poi credo che tutto il resto sia un insieme di “dettagli e sfumature personali” fondamentali (approccio, scelte, attitudine, noi, il tempo che passa, bimbi che arrivano) che proprio in quanto tali e con i loro assestamenti ci hanno fin qui caratterizzato, anche come Contrasto.   Che cosa credi ci sia di negativo/deleterio nella cosiddetta "scena", e cosa invece di positivo?   Boh! Penso sia deleterio disperdere energie internamente, frammentare il potenziale critico di un movimento comunque significativo e presente, per poi mancare inesorabilmente una rilettura/confronto degli eventi e della situazione complessiva (appagati, forse troppo spesso, dal dettaglio…dal punto conquistato). E penso sia deleterio raccontarsela a comparti stagni. Di positivo invece…il fatto che stiamo facendo questa intervista…e la fortuna di esserci cascato dentro un bel po’ di tempo fa.   Al di là del sito in cui è possibile scaricare moltissimi mp3, siete mai riusciti (o riuscite mai), a diffondere consistentemente i vostri dischi anche alla gente comune, e quindi al di fuori di quello che è il contesto e il "pubblico" antagonista? Vi muovete con forza in questa direzione? Non credi che molti gruppi si limitino a diffondere i propri lavori completi solo dentro una ristretta cerchia/tribù, senza invece porsi il problema quanto invece dovrebbero e/o potrebbero fare?   Credo e cerco la trasversalità, nella mia vita così come in ciò che tento di esprimere attraverso l’esperienza-progetto Contrasto…la possibilità che il mettersi e il mettere in discussione continuamente le parti può garantirti potenzialmente. Detto questo, non sempre l’intenzione di farlo riesce comunque a concretizzarsi, ad esprimere una volontà o ad uscir fuori senza ipocrisie di fondo (a volte anche involontarie)…così come il tuo percorso e qualche convinzione acquisita incidono per forza di cose. Del resto non siamo contenitori trasparenti, ed io personalmente non voglio neppure esserlo. In tal senso, anche il sito Contrasto (www.contrastohc.com) rappresenta la nostra unica traccia mediatica attraverso la quale abbiamo adeguato il progetto al tempo in atto (mantenendo per quanto possibile le modalità e i presupposti dati in partenza). Questo per dirti che se nel 2010 non avessimo avuto almeno un sito internet, avremmo rappresentato qualcosa di inadeguato ed inefficacie (e gli mp3 da scaricare vorrebbero pure poter essere molti di più, così come tutte le parole/testi/considerazioni confluiscono al volo, limiti tecnici permettendo per quanto mi riguarda, sul sito stesso a disposizione di tutti), una canna spuntata…ma il nostro modo di mantenerci a diffusione coerente resta paradossalmente quello di evitare i canali di diffusione incoerente…Poi è comunque difficile uscir fuori dal cosiddetto movimento, dalla scena…questo perché, credo, il fare musica nasce comunque da un’esigenza non prettamente “commerciale” e quindi si attui con intenzioni che l’orecchio spesso valuta sgradevoli (se si ferma all’ascolto)…sebbene ci siano gruppi che magari sono stati capaci di coniugare entrambe le prerogative e dunque abbiano debordato più di altri dal contenitore-scena. Boh! Io sono molto legato al circuito d.i.y. e credo che in fondo non sia poi nemmeno un circuito così limitato e poco diffuso. A volte penso che gli strumenti ci siano già, poi sta anche a chi li vuol cogliere il saperlo/volerlo fare.  Come credi che si possa arrivare ad un mutamento radicale dell'esistente? Come gruppo, avete un idea comune riguardo questo aspetto fondamentale? Credi o credete, ad esempio, nella lotta armata, oppure in qualche modo condanni/condannate certe pratiche (come io spero), e quindi credi/credete che sia più giusto (ed efficiente) attuare un cambiamento attraverso la contro-informazione, ovviamente negli svariati modi con cui la si può portare avanti?  La domanda da cento milioni (di non so cosa, però)! Personalmente, non solo non credo si possa arrivare ad un mutamento radicale, ma neppure ad un mutamento sostanziale percepibile dell’esistente (chiaramente poi dovremmo almeno specificare cosa s’intende per “esistente”…se il nostro circoscritto vitale, oppure se lo intendi ad ampio raggio…per così dire a livello di sistema globale). Ti rispondo però che conscio di questo (e nella speranza di vanificarlo) non riesco a non direzionare il mio percorso (nella forma e nei modi che ritengo più idonei) in nessun altra direzione che non sia quella che spinge e porta verso la possibilità di un cambiamento radicale dell’esistente.C’è chi per tutto questo ha messo in ballo anche la vita, e ci ha provato fino in fondo. Io non condanno (e non posso avere la presunzione di condannare) alcun tipo di pratica e/o scelta “radicale” che ha rappresentato o che possa rappresentare, anche solo nel tentativo, una lotta antagonista (in qualsiasi forma questa si sviluppi) al sistema dominante o una linea comune il cui macro-obiettivo sia quello di portare in evidenzia ai più le incongruenze socio-politiche (dove “politica” è quotidiano) di un apparato elitario a regime totalitario (in qualsiasi forma questo si attui)…Credo che troppo spesso, purtroppo, si finisca per confondere l’obiettivo di una campagna antagonista con l’obiettivo simbolico che di volta in volta può essere considerato dalla stessa…e quindi inesorabilmente poi si finisca per non slegarsi più da quest’ultimo. Tanto per farti un esempio, se la lotta contro i CIE (con tutto quello che rappresenta) non diventa qualcosa che può essere elevato e collocato anche su un piano “superiore” e globale (e quindi connesso e ritradotto a tutto il resto) il rischio è di fare il gioco di chi ti mette sul territorio i CIE perché vuole che la tua spinta confluisca (e si esaurisca) esclusivamente lì, a mo’ di paraocchi…non so se mi spiego. L’approccio di gruppo (come Contrasto intendo) alla cosa la puoi dedurre direttamente dai nostri dischi che rappresentano prima di tutto un tentativo sotto forma di strumento politico di critica all’esistente (e dunque un vettore ideologico del “come la vediamo di comune accordo”), come peraltro tantissimi altri analoghi strumenti di controinformazione lo possono essere.  Quale idea hai o avete (se anche per ciò che riguarda questo condividete un pensiero comune) di una societtà anarchica? Pensi o pensate, ad esempio, che sia fondamentale la creazione ed il conseguente mantenimento di comunità e/o federazioni che abbiano magari al suo interno anche delle regole stabilite di vita collettiva da seguire, oppure immagini/immaginate e quindi desideri/desiderate piu'un contesto sociale in cui sia prettamente l'individuo a muoversi/decidere/vivere (e quindi, a mio parere, anche più liberamente) in base alla propria coscienza/onnipotenza? Ci sono, inoltre, "correnti" dell'anarchismo  (e quindi teorie, pratiche, pensieri, periodi storici) ai quali ti senti o vi sentite maggiormente legati?  No…per carità! Ancora comparti, definizioni, correnti, teorie, pensieri, commemorazioni, federazioni (bleah!!),regole, prassi…e Amen! La messa è finita!…c’è proprio un problema di attribuzione dei significati alle parole…un utilizzo di contenitori verbali simili soltanto per il suono che emettono. Non stiamo qua a parlare di società anarchica e di contestualizzazione dell’individuo (a mio parere, naturalmente)…e a rinchiuderci come goffi dinosauri all’interno di caverne senza uscita…lasciamolo fare a chi ha fatto dell’anarchia un (simil-)partito, a chi si muove con le bandiere colorate (ed istituzionalizzate…in quanto ne è parte), le riviste patinate o raccoglie feticci del ‘800 avulso (spesso volutamente, tanto per non rischiare nulla) dalla critica e dall’analisi di ciò che intorno intanto succede. Lasciamo che siano le ”giornate di studio e riflessione sull’anarchismo” a portare il loro imperdibile ed essenziale contributo alla possibilità di un cambiamento di quest’esistente (ma in fondo perché poi cambiare?!)...sempre che a loro, quest’esistente, stia comunque stretto.  TAV in Val di Susa, rifiuti in Campania, Dal Molin a Vicenza...Negli ultimi anni,sotto la morsa capitalista, si sono sviluppate queste ed altre situazioni devastanti in cui però anche la suddetta gente comune è riuscita in un certo senso a muoversi in modo più radicale del solito, scavalcando la linea "immaginaria" che limita e opprime la sua vita, ovvero quella della legalità, e anche a vivere, soprattutto nel "primo caso", contesti di autogestione o comunque situazioni basate su un forte principio di tessitura orizzontale dei rapporti. Ovviamente, come sappiamo bene,anche dopo focolai di rivolta e contesti del genere tutti poi sono pronti a tornare all'ovile e ad abbassare di nuovo totalmente il capo, soprattutto facendosi manovrare come sempre dall'imposizione dell'idea progressista/migliorista dell'esistente. Credi quindi che sia stata o che sia più che altro una cosa momentanea e/o di apparenza, oppure pensi che qualcosa nella mentalità delle persone stia veramente cominciando a cambiare?   Mah…sinceramente penso che per un verso o per un altro “la mentalità delle persone” e la possibilità di cambiamento che ci si possa dare, rappresentino sempre e comunque un potenziale assoluto (spesso trascurato o inespresso) che ognuno ha in dotazione. E’ il salto da questo alla percezione reale e concreta di una effettiva possibilità di mutamento a livello sociale che mi porta alle considerazioni di cui sopra ti ho scritto (domanda n.5). Detto questo però, continuano ad affascinarmi tutti i tentativi che si sviluppano anche improvvisamente o per “brevi” periodi (e che spesso mantengono vivi semplici ma concreti obiettivi su territori locali) sotto forma di esplosioni sociali e resistenze (nelle forme con cui si adattano al contesto)…per così dire tutte quelle “scintille in grado di trovare la polveriera”…come lo sono stati alcuni degli esempi che tu hai citato. Sul tornare all’ovile non saprei dirti, nel senso che mi pare un’espressione inadatta in virtù del fatto che personalmente la stragrande maggioranza di queste situazioni io “me le vivo” in panciolle attraverso internet o altri mezzi di comunicazione…e dunque non mi sento nemmeno di criticare chi sul campo c’è e se la vive in altro modo. Certo, tutto questo però potrebbe aiutarci a capire che c’è un disagio “di fondo” persistente, diffuso, generale, comune…e che spesso anziché frammentare il corso di questo disagio in mille affluenti depotenziati, basterebbe provare a far confluire le energie in quell’unico corso…naturalmente e in piena forza.  I vostri dischi sono in pratica dei comunicati sonori. Musicalmente non siete fra i "generi" che preferisco, ma è fuori dubbio che ogni volta che ho fra le mani un vostro "prodotto" è comunque paradossalmente una gioia (perchè ovviamente non vorremmo mai doverci trovare a gridare la nostra rabbia davanti a tutto questo schifo, e le gioie piene dovrebbero essere e sono ben altre). Un disco dei Contrasto, in pratica, lo si può anche solo leggere. Come mai, però, limitarsi ad esprimersi solo tramite l'attività "musicale" e quello spazio che è l'involucro di un disco, il quale nonostante tutto risulta inevitabilmente sempre ridotto dinanzi a ciò che si ha da dire? Perchè, ad esempio, non scrivete anche dei libri?   Dai…esagerato! Sarà che ormai io non ho più voce e al massimo resisto 3-4 pezzi dal vivo…e dunque almeno ci si concentra sul contenuto delle parole… ;) boh! Fa piacere se ti arriva in questo modo. Recentemente, in una recensione dello split con gli Affluente (ma non ricordo chi l’ha scritta…forse Deny everything) mi sembra di aver letto, a proposito dei nostri testi, una cosa tipo “i testi dei Contrasto sono qualcosa a metà tra un comunicato e una poesia…”, e questo (con tutti i limiti del fatto che un comunicato e una poesia sono probabilmente espressioni molto più importanti di un nostro testo o scritto) mi “ha lusingato” molto (lo ammetto, con presunzione) perché in un certo senso rappresenta il tentativo che si cerca di dare alle parole, alla loro sostanza e alla loro forma…No, per quanto mi riguarda poi, non considero le parole di un nostro disco come le parole contenute in quel disco…siamo costretti a filtrare attraverso una forma, ma nessuno poi ci costringe ad utilizzare sempre e comunque quella stessa forma…   Finisci dicendo tutto quello che hai a cuore dire (abbracci non tastiere?)...  Come promesso, ho rispettato i tempi dell’intervista... stammi bene, e speriamo di poter parlare magari anche davanti ad una birretta di queste cose, non sempre attraverso una tastiera (dalla quale peraltro ti mando l’abbraccio…). A presto.

I CONTRASTO SONO:
Max - Voce
Stiv – Basso
Nik – Chitarra
Michele – Batteria
Enrico - Chitarra

web:www.contrastohc.com


Voi, che ci avete cresciuto nell'ipocrisia dei vostri dogmi e delle vostre morali. Voi, che ci avete chiuso gli occhi e legato le mani per il nostro futuro. Voi, che ci avete reso complici di un crimine legale in nome del progresso. Voi, con il vostro subdolo perbenismo di potere mirato al controllo dei nostri sogni. Voi, che ci avete armato spacciando per ideali le vostre frustrazioni. Voi, che banchettate al tavolo dei tiranni e ci vendete una libertà mai vista. Voi, che ci programmate la vita ancor prima di avercela data. Voi. Governo, politica, chiesa, istituzioni, "giustizia", denaro...Contropotere.

Nessun commento:

Posta un commento