ANTIPSICHIATRIA
(PARTE
TERZA)
Cos’è
reale e cosa non lo è? Ci insegnano a credere solo ai nostri
occhi. Poi dicono che non dobbiamo sempre dar retta a ciò che
vediamo e sentiamo. E’ questo che chiamano normalità. Questo saper
sempre scegliere quando credere alle nostre orecchie e quando far
finta di non sentire. Di cosa possiamo parlare e cosa invece
dobbiamo tenere per noi. La normalità è una trappola. Una sorta di
tela di ragno in cui, una volta presi, ogni nostro movimento ci
intrappola sempre di più. Dobbiamo stare immobili, non fiatare,
sperare che il ragno ci creda già morti, per continuare ad esistere,
non importa come e perché. La normalità è il silenzio. Le
cose, i corpi, il vento e la terra non ci parlano più. Fanno solo
rumore. La realtà, al contrario, è una mappa di suoni. Ogni suono
ha il suo posto. Ogni suono è un posto in cui troviamo qualcosa. Se
sentiamo una voce, pensiamo che ci sia qualcuno o che qualcuno stia
arrivando. La nostra voce è un segnale che ci fa trovare. Laddove
sono le nostre parole, lì siamo noi. Ancor prima di esser visti,
siamo sentiti. Ancor prima di essere corpo, siamo suono. Molti fra
noi sentono voci e vedono persone invisibili agli altri. Voci che
chiedono aiuto o che minacciano. Voci che spiano o che rivelano. Voci
e persone disincarnate che vengono da (e indicano) luoghi
impossibili. Una mappa di suoni e visioni che costruisce un’altra
realtà. Queste voci sono forse richiami o echi dagli infiniti
mondi di fuori e
di dentro a
cui il nostro corpo e la nostra mente appartengono. Tracce che
ci portano fuori dalle colonne d’Ercole. Sentieri di conoscenza.
Suoni e visioni che possiamo imparare a sentire, ma che non
possiamo ignorare. Realtà che possiamo imparare ad esplorare,
ma che non possiamo negare, se non al prezzo di distruggere i sensi e
il cervello di coloro fra noi che li percepiscono e li traducono nel
linguaggio e nei suoni correnti. Distruggere l’essere
ricevente per bloccare la comunicazione dell’essere trasmettente.
Interrompere il contatto. Isolarlo dal mondo. La psichiatria ha fatto
finora questo. Ci ha chiamati "malati di mente" e ha
chiamato "allucinazioni" le nostre esperienze e visioni. Ci
ha distrutti e terrorizzati. Costretti ad abbandonare ogni cosa e a
scegliere fra il silenzio della
normalità e i suoni
infiniti della
follia. Senza scampo. Abbiamo provato di tutto, perché non
provare ad ascoltare?
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