mercoledì 12 dicembre 2012


PINELLI E PIAZZA FONTANA...DIMENTICARE MAI!

Giuseppe Pinelli nacque il 21 Ottobre 1928 a Milano. Nel 44/'45 partecipò alla resistenza antifascista nelle Brigate Bruzzi e Malatesta. Dopo la guerra, rimase attivo nel "movimento" anarchico milanese. Nel 1963 si uni' al collettivo "Gioventù Libertaria", e due anni dopo fu tra i fondatori del circolo "Sacco e Vanzetti". Nel 1968 uno sfratto costrinse i militanti alla sua chiusura, ma il 1° Maggio Pinelli fu tra gli inauguratori di uno nuovo, in Piazzale Lugano 31, a pochi metri dal Ponte della Ghisolfa, dal quale prese nome il circolo stesso (tutt'ora esistente)...Si susseguirono quindi al suo interno cicli di assemblee dei C.U.B., i primi comitati di base unitari che segnarono la prima ondata di sindacalismo al di fuori delle organizzazioni sindacali ufficiali. "Pino" fu anche tra i promotori della ricostruzione della sezione locale dell'Unione Sindacale Italiana (U.S.I.), l'organizzazione sindacalista-libertaria. In un periodo in cui gli attentati di matrice fascista erano numerosissimi, il 25 Aprile del 1969 alcuni anarchici furono vittime di una montatura ed accusati per le bombe esplose a Milano alla stazione centrale e alla Fiera Campionaria (saranno assolti nel Giugno 1971). Uno di questi, Paolo Braschi, durante un interrogatorio venne invitato  dal commissario Luigi Calabresi a buttarsi dalla finestra...Pinelli si mosse fin da subito per raccogliere  pacchi di cibo, vestiario e libri da inviare loro in carcere attraverso la costruzione di una rete di solidarietà che potesse servire anche in altre situazioni simili (il collettivo "Bandiera Nera", che pubblicava anche un bollettino di contro-informazione). Alle 16:37 del 12 Dicembre 1969, sempre a Milano, nella sede della Banca Nazionale Dell'Agricoltura in Piazza Fontana, scoppiò una bomba che uccise 16 persone e ne feri' altre 88.  Immediatamente, a dimostrazione di un disegno già preordinato, le indagini seguirono senza alcuna prova la "pista anarchica" e i giornali, ovviamente, partirono con una campagna denigratoria sposando le tesi questurine. Calabresi, 3 ore dopo la strage fermò alcuni anarchici davanti al circolo di Via Scaldasole (nella notte furono fermate più di 80 persone) tra i quali Pinelli, che venne "invitato" a seguire i poliziotti in questura (anzi, lui precedette la "Pantera" col motorino...). Fu quindi messo sotto torchio per tre giorni di fila, e alla sera del terzo venne trovato morto nel cortile dopo essere stato scaraventato giù dalla finestra di una stanza che si trovava al quarto piano (Lunedi' 15 venne arrestato anche l'anarchico Pietro Valpreda, che verrà assolto dopo tre anni di carcere). Un cronista del quotidianello asservito "L'Unita'", Aldo Palumbo, mentre camminava sul piazzale della questura senti' il suo corpo cadere (prima un tonfo, e poi altri 2). Battè su un cornicione, rimbalzò su quello sottostante e infine si schiantò al suolo per metà sul selciato del cortile e per metà sull'aiuola. Nella stanza c'erano, oltre al già citato Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi e Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno, i quali saranno in seguito tutti elevati di grado per merito...Marcello Guida, il questore che nel 1942 era "uomo di fiducia" (scagnozzo) di Benito Mussolini e direttore del confino politico di Ventotene, 20 minuti dopo disse che Pinelli si era suicidato e che ciò "Era un'ammissione di colpevolezza" perchè "L'alibi era crollato"...Gli inquisitori, quindi, tentarono di far credere che si fosse ammazzato perchè coinvolto nell'attentato. Ma ovviamente non era vero. Nel primo mese vennero fornite almeno 3 versioni contrastanti. Gli anarchici accusarono subito gli sgherri di assassinio e i fascisti e lo stato di essere gli autori della strage. Ebbe inizio una forte campagna di contro-informazione e di protesta con libri, assemblee e cortei. Si scopri' che l'ambulanza venne chiamata 2 minuti e 2 secondi prima dell'omicidio (a mezzanotte meno due secondi)...La stanza dell'interrogatorio era larga 3,56 x 4,40m., al suo interno c'erano una scrivania e più di un armadio, e la presenza di 6 sterchi umani rendeva quindi praticamente impossibile che potesse scattare verso una finestra spalancata durante una notte di Dicembre...Pinelli, quindi, cadde "scivolando" lungo i cornicioni del palazzo. Non si diede nessuno slancio, non gridò e non si protesse la testa con le mani come se fosse già inanimato, e infatti lo era...
A. (2009)

"La ballata del Pinelli"
(Claudio Lolli)

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