lunedì 27 luglio 2015


RICORDATEVI COME VIVERE 
SELVAGGI. FIERI. INSIEME. LIBERI. 
("MEMORIE DI LIBERTA'") 
Scopo e spirito dell’Incontro per la liberazione animale  è il desiderio di fermarci a riflettere sulle basi teoriche e sulle differenti formule strategiche e operative del movimento per la liberazione animale: le relazioni di questo movimento con il mondo che lo circonda (in che modo si relaziona con altri movimenti di liberazione e critica sociale? Come si relaziona con le persone, e con le persone attraverso i nuovi mezzi di comunicazione? In che modo si relaziona con le realtà che sfruttano gli animali non umani? Come con gli animali non umani stessi?). L’Incontro per la Liberazione Animale è, nella sua (ormai lunga!) storia, più che un invito ad ascoltare teorie di altri, l’occasione per partecipare ad un laboratorio in cui costruire insieme un movimento più consapevole.

VOLANTINO / PIEGHEVOLE CON TUTTO IL PROGRAMMA DELLA TRE GIORNI (STAMPA E DIFFONDI LIBERAMENTE)
Torino
(Clicca sul manifesto due volte per ingrandire)

domenica 26 luglio 2015


E' appena uscito il numero 0 de "La Peste", un aperiodico di critica sociale attento a quello che avviene a Genova e dintorni, ma non solo.

Per il momento, a parte la copertina e l'editoriale, non verrà interamente pubblicato su internet, poi si vedrà. Per cui chi è interessato può richiederne una o più copie scrivendo a: jeantarrou666@gmail.com (2 euro a copia. 1 euro a copia oltre le 5 copie + spese di spedizione)

EDITORIALE

Questo aperiodico nasce puramente come l’esigenza non rimandabile di non tacere e restare immobile rispetto a quello che ci accade e che accade intorno a noiTrae indissolubilmente spunto dall’esistenza nella sua totalità. Con la consapevolezza immutabile che le parole sono molte preziose, uno strumento importante nell’avvicinare le persone alla realizzazione di quel desiderio imprescindibile di esprimersi, di rivelare se stessi agli altri, ma che devono vivere dell’esperienza reale, diretta, non mediata, che se il loro suono non si accorda con essa non valgono nulla. Le parole e i modi in cui si intrecciano sono innumerevoli, ma restano un codice. L’esperienze che compongono e danno forma e sostanza alle nostre esistenze sono infinite e uniche. Saper utilizzare il linguaggio, non significa saper vivere la propria vita a testa alta, senza rimorsi. Viceversa la capacità di creare un vissuto degno e di realizzare esperienza significative, non ha per forza bisogno di una relativa prosa all’altezza, spesso non ha nemmeno bisogno di una singola parola. D’altronde una buona proprietà di linguaggio, una volta acquisita, basta tenerla allenata. La vita, al contrario, non ha obbligatoriamente un’andatura progressiva; spesso è un continuo ricominciare, un costante rimettersi in discussione. La vita è fatta di scelte difficili, ridiscutibili o irreversibili. Per fortuna la decisione, più o meno conscia, di non scegliere non rientra tra quelle irreversibili. Si può prendere possesso di se stessi, in qualunque momento, in qualsiasi luogo, in qualunque condizione di salute, in uno stato di benessere o di povertà, con un percorso articolato o all’improvvisoChi ha deciso di iniziare questo progetto fatto di parole, testimonianze e qualche immagine è certo di aver fatto quantomeno una scelta: non essere indifferente, combattere per non esserlo mai, scuotere laddove l’indifferenza dilaga, attaccare chi vuole relegare per sempre l’umanità in questo stato di ignavia, alienazione, delega, passività e sottomissioneCiascuna esistenza appartiene al corpo, al cuore e alla mente che la conducono, decidendo autonomamente nella propria interezza. Nessuna istituzione, burocrazia, professore, datore di lavoro, genitore, famiglia, macchina, computer ecc. può decidere qualcosa al posto dell’individuo, nemmeno la più apparentemente irrilevante delle questioni. Questo aperiodico uscirà quando gli pare; inizia come volontà di un singolo individuo, ma non esclude un suo allargamento; è rivolto a nessuno come a tutti e tutte allo stesso tempo; non necessita di recintare gli interlocutori dentro categorie prestabilite, considerando le parole in rivolta una narrazione del possibile alla portata di ogni spirito che aneli alla libertà e non una mediazione tra “addetti a lavori” e spettatori; parlerà senza schemi prestabiliti di ciò che ritiene più opportuno: attualità, storia, cose che non sono mai esistite; sosterrà a spada tratta chi lotta per la libertà e attaccherà senza compassione chi esercita un qualsiasi potere per negarla; non avrà rubriche ad argomento (es. politica, cultura, cronaca, letteratura ecc.) perché l’esistenza è unica e indivisibile e tutti i suoi aspetti concorrono fra di loro senza poter essere compartimentati come vorrebbe lo stile di vita capitalista. La Peste vuole essere un altro strumento per rompere la noia e la rassegnazione creando un terreno di confronto che possa anche giungere a piccole forme di autoorganizzazione, senza che il desiderio o la necessità di organizzarsi (in tanti o in pochi) diventi un vincolo alla spontaneità e creatività dell’agire. Pertanto critiche, anche aspre, e suggerimenti, anche apparentemente futili, non sono solo accettati, ma anzi caldeggiati. La Peste vuole essere l’ennesimo presidio di solidarietà a chi sceglie, nelle maniere che ritiene più efficaci e congeniali a se stesso o se stessa, di rivoltarsi contro l’autorità, contro il mondo della merce e del denaro, contro i responsabili della distruzione e della schiavizzazione del Pianeta e dei suoi abitanti, contro la tecnologizzazione dei rapporti sociali ed interpersonali, contro la società che fa del carcere il suo pilastro ed è essa stessa una prigione a cielo aperto. La Peste vuole essere un altro sprone verso chi nutre un sentimento di riscatto e ribellione, ma ancora non riesce a praticarlo o trovarne la propria forma.
GENOVA, LUGLIO 2015
(SARONNO) TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO DURANTE IL CORTEO SUCCESSIVO
ALLO SGOMBERO DELLA NUOVA OCCUPAZIONE "TELOS"


LO SGOMBERO NON CI FERMERA'


(24 Luglio) - Questa mattina alle 6.00 Polizia e Carabinieri hanno sgomberato il TELOS di Via Gorizia, spazio che dal 10 Luglio era diventato la casa di alcuni giovani alla ricerca di una soluzione abitativa, oltre che un luogo dove organizzare iniziative pubbliche. Una ventina di agenti della Digos è salita sul tetto dello spazio cercando di trascinare fuori dall'edificio i ragazzi e le ragazze che cercavano di resistere allo sgombero.  Tra spintoni – che hanno anche causato situazioni di pericolo – schiaffi e minacce, grazie anche al complice intervento dei Pompieri, la Polizia è riuscita letteralmente a trascinare uno alla volta gli occupanti giù dal tetto.  Tutti e sette i ragazzi sono stati rilasciati in seguito, dopo essere stati denunciati a piede libero per il reato di occupazione e danneggiamento. A cinque di loro è stato anche notificato un Foglio di Via dalla città di Saronno, della durata di 3 anni ognuno. Il reato di occupazione consiste, ad avviso di Polizia e politicanti, nell'organizzare iniziative autogestite e a libera fruizione all'interno di spazi da anni (e chissà per quanti anni ancora dopo la “restituizione ai legittimi proprietari”) abbandonati, lasciati a marcire dai palazzinari di turno, e svenduti dall'amministrazione pubblica.  Il reato di danneggiamento consiste invece nel pulire, sistemare, mettere in sicurezza, rendere agibile e fruibile uno stabile vuoto e inutilizzabile, che, una volta avvenuto lo sgombero, verrà demolito (come avvenuto in Via Bainsizza) murato (come per le case popolari del Matteotti) o reso in ogni maniera inagibile (ad esempio tramite la distruzione completa del tetto, come avvenuto in questo caso o in via Concordia). Nei pochi giorni di occupazione siamo comunque riusciti a vivere momenti intensi di aggregazione e socialità. Centinaia di persone hanno attraversato uno spazio fino a quel momento vuoto, riempiendolo di vita, idee, progetti. Decine di ragazze e ragazzi si sono attivate in prima persona, lavorando e organizzandosi in maniera libera ed orizzontale, per riuscire a costruire uno spazio dove poter creare e condividere momenti di vita realmente alternativi rispetto a quelli a cui ci ha abituati una società basata sul profitto, sullo sfruttamento e sulla convenienza. E' come sempre ovvio che non sarà l'ennesimo sgombero a fermare l'esperienza del TELOS, da anni sviluppata e radicata nella nostra città. Troveremo nuovi spazi e nuovi luoghi dove costruire e sperimentare una alternativa radicale e inassorbibile.

FUORI DAL TELOS SAREMO DAPPERTUTTO.
TELOS

TRENTO, 14 LUGLIO:SGOMBERATA VILLA ASSILLO

L’assillo è ovunque



Martedì 14 Luglio, verso le 8,30, un ingente spiegamento di forze dell’ordine (120 agenti) ha sgomberato Villa Assillo, occupata il 30 Maggio in concomitanza con l’arrivo di Renzi a Trento. Anche questa volta lo sgombero è stato possibile solo grazie alla zelante quanto infame collaborazione dei Vigili del fuoco (corpo permanente), che sono saliti sul tetto dal retro. Questi figuri sono diventati a tutti gli effetti dei servi della Questura. I cinque compagni presenti nella villetta sono stati portati in questura, schedati e denunciati. Fuori si è subito radunato un presidio di solidarietà che è durato fino al loro rilascio.  L’Assillo di Via Manzoni e Villa Assillo di Via Mattioli hanno portato per quasi quattro mesi un pò di aria nuova a Trento. Decine le iniziative svolte, molto intensa la partecipazione. Due occupazioni collegate e insieme diverse. Molti più concerti nella prima, molte più discussioni nella seconda. Spazi in cui vivere diversamente, in cui organizzarsi contro ogni forma di dominio e di gerarchia. Dalle iniziative contro i respingimenti dei profughi a quelle in solidarietà con i detenuti di Spini di Gardolo in lotta, sono stati mesi in movimento. E poi il confronto quotidiano sul lavoro salariato, sull’uso contrapposto alla proprietà, sull’amore, sul sessismo, sulla repressione, sulla rivoluzione… Solo chi ha smesso di rassegnarsi può capire perché continuare testardamente a lottare, a occupare, a resistere. Proprio domani sera era prevista un’assemblea con i lavoratori dell’Orvea di S. Pio X sulla lotta che stanno intraprendendo contro il peggioramento delle loro condizioni. Intrecci, incontri, solidarietà: proprio ciò che temono i padroni della città, che ci vorrebbero isolati e impauriti. Mentre un operaio muore sul lavoro a Rovereto e l’Itea aumenta i controlli sugli assegnatari, il problema contro cui scagliarsi è che degli spazi abbandonati tornino a vivere. Come mandante politico dello sgombero si è segnalato ancora una volta il PD (Potere e Denaro), con il sindaco Andreatta che ha pubblicamente sollecitato il questore ad intervenire contro gli occupanti il prima possibile. Possiamo solo dire che l’odio da parte nostra è generosamente ricambiato, e non certo per gli sgomberi soltanto. Tutti gli sfruttati hanno un conto aperto contro questo comitato d’affari dei banchieri e degli industriali, dei dirigenti e dei palazzinari.  Abbiamo il fiato lungo. Esiste un assillo che, quando ti punge, ti cambia la vita. È solo l’inizio. 

Le e gli assillanti