lunedì 27 maggio 2013

TORINO:PROCESSO NO TAV PER GLI SCONTRI DEL 27 GIUGNO
E 3 LUGLIO 2011 IN VAL DI SUSA (52 IMPUTATI)

Venerdì 31 Maggio, ore 9:30, udienza pubblica
Aula bunker del carcere delle Vallette
(Corso regina 540)

Per chi arriva in treno dalla Val Susa:Fermata alpignano, bus 32 da Piazza Robotti, scendere alla fermata in C.so Regina Margherita est (su Via Torino Pianezza)Per chi arriva dalla Liguria e dal sud del Piemonte:da Porta nuova, metro direzione Fermi (fermata XVIII Dicembre), bus 29 direzione Casa Circondariale. In treno da Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte est:arrivati al capolinea, guardando il carcere, costeggiate la recinzione sulla sinistra. L'ingresso della maxi aula bunker si trova fra il carcere e la Centrale del Teleriscaldamento.

sabato 25 maggio 2013

E' uscito l'opuscolo "Fotti il sistema"
(considerazioni su sistemi integrati e nuove tecnologie)
Per averlo, scrivere a:
romperelerighe@gmail.com

TORINO
Il 23 Maggio è stato il quinto anniversario della morte di Fatih. Fatih era un immigrato tunisino senza documenti rinchiuso nel C.I.E. Nella notte del 23 Maggio 2008 stava male. I suoi compagni chiesero inutilmente aiuto. La mattina dopo Fatih era morto. Il caso venne subito chiuso. I testimoni vennero deportatiNon sappiamo di cosa sia morto Fatih. Sappiamo però che in una struttura detentiva gestita dalla Croce Rossa nessuno lo ha assistito. Due giorni dopo il gestore del C.I.E., il colonnello e medico Baldacci dichiarerà "gli immigrati mentono sempre, mentono su ogni cosa". Parole che ricordano quelle degli aguzzini di ogni doveIl 2 Giugno 2008 un gruppo di antirazzisti si recò a casa di Antonio Baldacci. Si batterono le pentole, si distribuirono volantini, si appesero striscioni. La protesta di persone indignate per una morte senza senso. Oggi quella protesta è entrata nel processo contro 67 antirazzisti, che lottarono e lottano contro le deportazioni, la schiavitù del lavoro migrante, la militarizzazione delle strade. Nei C.I.E. le lotte, le fughe sono pane quotidiano, come quotidiana è la resistenza di chi crede che, nell'Italia dei C.I.E., delle deportazioni, dei morti in mare, ribellarsi sia un'urgenza che riguarda tuttiLa prossima udienza del processo è il 30 Maggio, in aula 3, ore 9.

giovedì 23 maggio 2013

MARIANNA (http://morirecontro.blogspot.it/2013/05/torino-sabato-mattina-la-polizia-ha.html#comment-formE CAMILLE (accusata di un furto in Autogrill di ritorno da una manifestazione NO TAV) SONO STATE SCARCERATE E TRASFERITE AGLI ARRESTI DOMICILIARI.

PESTAGGIO AL C.I.E. DI TRAPANI

Venerdì 17 Maggio, nel C.I.E. di Trapani Milo, un recluso viene brutalmente picchiato dai poliziotti di guardia. Il medico, dopo aver visitato il pestato, assicura che "non è nulla di grave". L’avvocato d’ufficio, “consigliato” direttamente dai poliziotti, non si capisce bene che cosa farà. Il direttore del centro (che si è fatto le ossa al C.I.E. di Modena), dopo aver assistito al pestaggio, invita i prigionieri ad “avere pazienza”. Ma i reclusi di pazienza non ne hanno davvero più:fotografano il ferito, vogliono che si sappia in giro quel che succede a Trapani, e per protesta iniziano uno sciopero della fame, ben consapevoli che contro la prepotenza della polizia non rimane altro che “andare sotto e far casino”. Aggiornamento  del 20 Maggio:lo sciopero della fame è stato interrotto. Domenica i reclusi hanno protestato rumorosamente salendo sui tetti del Centro.

ASCOLTA LA TESTIMONIANZA QUI:
http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cie_trapani_pestaggio_18052013.mp3
GRUPPO ANARCHICO
SENZA PATRIA
(BENEVENTO)

martedì 14 maggio 2013




BERGAMO, SABATO 8 GIUGNO:MANIFESTAZIONE NAZIONALE 
CONTRO GLI ALLEVAMENTI DI VISONI, CONTRO OGNI FORMA DI SFRUTTAMENTO

Anche nella provincia di Bergamo (Antegnate e Misano) stanno per essere aperti due allevamenti di visoni. Il modello situato, proposto dall'AIAV (associazione italiana allevatori di visoni), e da estendere poi a livello nazionale, consiste nell'integrare l'allevamento da pelliccia ad allevamenti già esistenti. Frammenti di una crisi ormai sistemica che amplifica la logica dello sfruttamento animale. Di fatto, le crisi si alimentano e si auto legittimano dei disastri che esse stesse generano. La terra, gli animali, umani e non, sono allevati dentro questa catena che assembla e smembra i corpi. Pronti ad alleviare e gestire le sofferenze, pronti ad attivarsi per promuovere il presunto "benessere animale", pronti a trasformare l'opposizione in oggetto mediatico da organizzare, da gestire, da dominare e, così facendo, stravolgendo qualsiasi istanza reale di liberazione:gli "amici degli animali" accorrono! Una visione d'insieme sulle molteplici forme in cui si manifesta lo sfruttamento dell'uomo sugli animali, dell'uomo sull'uomo, dell'uomo sulla Terra, chiama i sinceri oppositori a riappropriarsi delle parole e del loro senso silenziato, per riscoprire il nostro essere e sentire animale e l'appartenenza alla Madre Terra. Per riscoprire la concordanza tra la parola e l'azione! ALLE 14.00 CONCENTRAMENTO AL PIAZZALE DELLA MALPENSATA. Per info, contatti e richieste di copie del manifesto scrivere a:liber.selvadec@autistici.org 

COORDINAMENTO LIBER*SELVADEC
CENSIMENTO CON PISTOLA
(TENTATIVO FALLITO DI SGOMBERO ALL'IMPROBABILE SQUAT)

Oggi alle 9.00 una decina tra carabinieri, guardie forestali, vigilesse e digossini si sono presentati alla porta dell’improbabile squat, occupazione nata da 11 mesi sui monti tiburtini, in provincia di Roma, vicino Sambuci. Una ragazza si è trovata davanti un carabiniere che, con la pistola in pugno, pretendeva i documenti. Davanti a tanta arroganza ci siamo barricati in casa. Gli sbirri hanno prima provato a sfondare la porta, senza riuscirci, e poi si sono accaniti con una finestra che hanno, in pochi minuti, aperto a picconate. A quel punto ci siamo rifugiati sul tetto, dove per tre ore hanno provato ad indurci a scendere, frugando nel frattempo tutta la casa cercando non si sa bene cosa. In breve tempo sono cominciati ad arrivare i primi solidali dai paesi vicini, che in questi mesi hanno avuto modo di conoscere in prima persona questa esperienza. Dopo aver rimediato qualche documento estorto a passanti nel bosco e aver prelevato una roncola, strumento davvero insolito in una casa di montagna, se ne sono andati minacciando un ritorno in forze, senza dimenticare di sgonfiare le gomme alle auto parcheggiate lungo la strada. Un abbraccio complice a tutte le persone solidali, che si sono dimostrate pronte a difendere con le unghie e con i denti un percorso sempre più condiviso. Tutto questo non può che renderci ancora più determinati nel continuare a difendere questo spazio, e da questo continuare ad attaccare. Da una parte un collezionista di case, cambiavalute, filiali bancarie, che è disposto a tanto per difendere il mero diritto di proprietà di un rudere fatiscente e abbandonato da 50 anni, dall’altra la possibilità di condividere un posto insieme alle persone che vivono questo territorio. Da una parte un casale pieno di merda che cade inverno dopo inverno sotto i colpi della neve, e dall’altra un luogo dove sperimentare quella socialità, scambio di conoscenze, che è sempre più limitata dalla quotidianità che viviamo tutti i giorni. ABBIAMO GIA' DECISO DA CHE PARTE STARE, E NON SIAMO DISPOSTI A NESSUNA MEDIAZIONE! Improbabile Squat (9 Maggio 2013)

domenica 12 maggio 2013

Torino:Venerdi' 10 Maggio, all’alba, nuova occupazione abitativa in città. In corso Principe Oddone 94/bis, in una zona in piena riqualificazione forzata (a pochi metri dal fantasma della vecchia Stazione Dora), mentre il leghista Ricca invoca, a tempi di record, lo sgombero immediato. Sotto il testo del volantino con il quale gli occupanti si sono presentati al quartiere.
Buongiorno, siamo un gruppo di persone che ha deciso di occupare una nuova casa nel quartiere e perciò da ora in poi saremo i vostri nuovi vicini. Siamo persone stanche di dover fare i soliti salti mortali per pagare un affitto ad un ricco proprietario, siamo stufi di veder ingrassare pochi individui alle spalle di molti. Già da tempo in molti ci opponiamo agli sfratti delle case in questi quartieri dove abbiamo sempre vissuto e condiviso la nostra vita. Lottiamo perché non possiamo permettere ai padroni e alla polizia di sbatterci per strada a loro piacimento. Perciò resistiamo agli sfratti e occupiamo posti vuoti lasciati all’abbandono. È inaccettabile rendersi conto di come questo quartiere così come l’intera città di Torino siano pieni di edifici lasciati deliberatamente vuoti dal Comune e dai proprietari e nello stesso momento la gente venga buttata in strada o obbligata a pagare affitti insostenibili. In tali condizioni non pensiamo che sia dignitoso chiedere al Comune una casa o fare l’elemosina davanti alle istituzioni perché se ci sono delle case vuote bisogna semplicemente prenderle ed abitarle. Nei giorni scorsi allo scopo di indebolire la lotta in atto nei quartieri, alcune case occupate abitate da sfrattati e da persone attive e solidali con chi resiste sono state sgomberate e poste sotto sequestro. Questo chiaramente non ci affligge; infatti di case ne occuperemo tante altre e continueremo a resistere nei luoghi dove viviamo come sempre. Vorremmo farlo insieme a chi nel quartiere trascorre la propria quotidianità. Chiunque fosse interessato a parlare, discutere o anche dare una mano è sinceramente e felicemente benvenuto. Vi aspettiamo in Corso Principe Oddone 94-bis.

giovedì 9 maggio 2013





TORINO
Sabato mattina la polizia ha nuovamente arrestato Marianna, una delle tre compagne finite in carcere in seguito all’occupazione dell’UNEP dell’11 Marzo. Il giudice ha sostituito l’obbligo di firma quotidiana - misura cui Marianna era sottoposta da quando era stata scarcerata - con la custodia cautelare in carcere. Secondo PM e polizia, a quanto pare, una denuncia per resistenza e lesioni risalente a due settimane fa dimostrerebbe che una firma al giorno non è sufficiente a tenerla a bada. Per chi volesse scriverle, l’indirizzo è:Marianna Valenti, c/o Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno”, Via Pianezza 300, 10151 Torino.
Sabato 11 Maggio, dalle 16:00, presidio ai giardini di Via Montanaro
(Corso Giulio Cesare, fermata Lauro Rossi)
Pare che alla stessa ora i fascisti di Forza Nuova si ritroveranno in Piazza Derna per sfilare in Barriera di Milano dove, secondo loro, "gli italiani ormai sono stranieri a casa propria". Una curiosa coincidenza, e una buona occasione per riaffermare che - in Barriera e un pò dappertutto a Torino - per difendersi proprio la casa immigrati e italiani sotto sfratto lottano insieme contro banche, padroni, ufficiali giudiziari e polizia...
Ogni sfratto, una barricata!
Ogni sgombero, una casa occupata!
Marianna libera!

MODENA:PRESIDIO CONTRO IL C.I.E. IN SOLIDARIETÀ CON I RECLUSI IN LOTTA 

(SABATO 11 MAGGIO, ORE 15, VIALE DELLA MARMORA)

Contro i lager della democrazia, dove dal 1999 vengono rinchiusi gli immigrati senza documenti e in attesa di espulsione, fino ad un massimo di 18 mesi. I detenuti sono costretti da allora a sopportare all’interno di queste strutture continui pestaggi, maltrattamenti, cibo avariato e spesso imbottito di psicofarmaci. Contro la polizia e l’esercito che ne presidiano le mura.  Contro le associazioni (Croce Rossa, L’Oasi, Connecting People, LegaCoop) che lucrano sulla detenzione degli immigrati, contribuendo alla macchina delle espulsioni.  In solidarietà alle rivolte che da sempre infiammano questi centri, qui a Modena, come in tutta Italia. La rabbia e la determinazione dei reclusi ha portato alla chiusura di molti di questi lager tra i quali quello di Lampedusa, di Gradisca d’Isonzo, di Bologna e al danneggiamento di molti altri, ora quasi inservibili. 


CHIUDERE I LAGER DELLA DEMOCRAZIA 
LIBERI SUBITO TUTTI E TUTTE 


 INTERVISTA SUL C.I.E. DI GRADISCA 


Veri e propri lager, i C.I.E. Non ci si deve stancare di ripeterlo e di ricordarlo a chiunque, soprattutto a quelli che volutamente ignorano una situazione inaccettabile e che, con la loro indifferenza, si rendono complici di un crimine di Stato perpetrato da anni contro i più deboli:immigrati, donne e uomini senza permesso di soggiorno. Persone che, lasciando il proprio paese d’origine, rischiano persino la vita per migliorare le proprie condizioni, per sfuggire alle guerre e alla repressione, per trovare un lavoro dignitoso. Persone cui è impedito di decidere dove e come stare/spostarsi sul pianeta terra. Ne parliamo con un giovane avvocato che per la prima volta entra in un Centro di Identificazione ed espulsione, quello di Gradisca d’Isonzo.


 Entrare nei C.I.E. è molto difficile:tu, in qualità di avvocato, hai potuto farlo. Vuoi raccontarci la tua esperienza?  Quando entri, trovi gli alpini con la jeep e gli zaini come se si fosse in Afghanistan. Ho incontrato i miei assistiti in una stanzetta adibita ai colloqui che, a quanto si dice, vengono registrati. Nessuno entra nei luoghi dove vivono gli immigrati. Ogni tanto viene dato uno “spettacolo” per giornalisti e parlamentari in visita Come sei stato contattato e perché?  Il centralino del C.I.E. prende contatto con i legali all’esterno su richiesta degli internati che, in teoria dovrebbero poter comunicare con avvocati e famigliari. Quanto avvenga effettivamente, a quante telefonate abbiano diritto, questo non lo so. Penso che tutto sia lasciato all’arbitrio o alla “disponibilità” degli assistenti sociali o di chi si occupa della cosa. Ai detenuti di Gradisca è vietato tenere il cellulare perciò sono costretti ad affidarsi all’amministrazioneDovevo parlare con alcuni reclusi che avevano impugnato il decreto di espulsione. All’interno del centro si svolgono le udienze che riguardano la convalida di trattenimento o l’espulsione. È il giudice di pace di Gradisca d'Isonzo a tenerle, il quale si occupa quasi solo di questi casi e decide sui cosiddetti ospiti che sono all’interno. Quindi, periodicamente, la posizione di queste persone passa sotto il vaglio di un giudice.  Il giudice di pace è un giudice non togato, una figura fortemente potenziata con le nuove normative che ha un ruolo sempre più ampio nei procedimenti amministrativi. Per quanto riguarda l’immigrazione è la prima autorità cui si trova di fronte il ricorrente.  Quando si può impugnare il decreto di espulsione?  I ricorsi si basano sull’invalidità del decreto:se non  è motivato o non presenta la forma prevista per legge oppure sussistono altre motivazioni come ad esempio la presenza di una famiglia in Italia, il realizzarsi di una condizione lavorativa, di un rapporto di lavoro e dunque la possibilità dell’ottenimento di un permesso di soggiorno. Uno degli immigrati per cui si doveva scrivere un ricorso è risultato scomparso, probabilmente è stato espulso prima della decorrenza dei termini. Esiste un arbitrio a livello di espulsioni:in regione, le norme antimmigrazione vengono applicate in modo più restrittivo che in altre parti d’Italia.  Chi perde il lavoro perde anche il diritto al permesso di soggiorno. Hai incontrato persone in queste condizioni nel C.I.E. di Gradisca?  Uno dei miei assistiti si trova in Italia qui dall’inizio degli anni ’90, faceva una vita regolare. Arrivato irregolarmente, aveva ottenuto il permesso di soggiorno perché faceva il panettiere e l’ha fatto per anni, ora con la chiusura di tanti esercizi, si è trovato senza lavoro. E’ stato internato e colpito dal decreto di espulsione verso il paese d’origine dove ormai non ha più legami:a livello culturale è diventato un italiano. Sono situazioni gravi che si inaspriscono e derivano dalla crisi economica che colpisce i lavoratori e specialmente i lavoratori immigrati. Con le norme della legge Maroni, l’immigrato ha sei mesi di tempo per presentare un’istanza sulla base di un altro rapporto lavorativo, altrimenti scatta la perdita del permesso di soggiorno che apre le porte all’espulsione. Comunque i tempi di trattenimento nei C.I.E. sono enormi:una persona può rimanere rinchiusa un anno e sei mesi, un tempo lunghissimo. Nella presente fase economica sono carceri per lavoratori immigrati eccedenti che non si riescono attualmente a sfruttareLavoratori che oggi non possono essere assunti regolarmente ma che vanno benissimo per il lavoro nero ovunque. Non tutti gli immigrati irregolari finiscono là dentro perché le norme hanno la funzione di mantenere i lavoratori in una condizione di servilismo e ricatto assoluti, una parte deve essere colpita per la deterrenza, il resto rimane a lavorare “invisibilmente”. Abbiamo a che fare con loro quotidianamente senza rendercene conto:sono le badanti o i lavoratori nel settore agricolo e in diversi altri settori. Per quel che ne so all’interno del C.I.E. ci sono anche dei cinesi e questo è il segno che anche comunità d’immigrazione relativamente più ricche stanno risentendo della crisi e alcuni suoi membri finiscono in queste strutture perché negozi ed attività chiudono.  Le condizioni di vita nel C.I.E. di Gradisca?  Questa è gente che sta molto male, loro stessi te lo riferiscono. Più di qualcuno paragona il C.I.E. di Gradisca a Guantanamo, è un lager, soprattutto quello di Gradisca deve essere uno dei più pesanti in Italia. Vuoi per il ciclo di rivolte che ci sono state, vuoi perché è periferico, non è un C.I.E. dove si procede all’espulsione come è quello di Roma o dove vi sono strutture di massa come quello di Lampedusa. Penso che sia una struttura periferica, che ha assunto più volte funzione punitiva, ovvero atta alla reclusione di persone provenienti da altri C.I.E. in cui ci sono state rivolte. Li portano qua, in una zona isolata, fuori da un contesto di immigrazione forte come avviene per esempio a Torino dove il C.I.E. è situato dentro una cintura urbana circondata da quartieri di immigrati. Qui la struttura si trova in mezzo ai campi, al confine nord-orientale dove da un lato viene reclusa la gente che passa le frontiere in queste zone e dall’altro viene portata gente da tutta Italia in attesa dell’identificazione e dell’espulsione. All’interno evidentemente le forze dell’ordine hanno un arbitrio ancora più forte che in altri posti e quindi la situazione è peggiore che da altre parti. Le poche decine di persone recluse vengono tenute sotto un controllo totale, mentre questo è più difficile quando i numeri sono più alti, anche le proibizioni all’interno sono più severe. Ciò non toglie che vi siano ripetuti tentativi di fuga e rivolte periodiche che hanno comportato seri danneggiamenti della struttura. Per un periodo è stato completamente inagibile e le persone sono state smistate nei C.I.E. di tutta Italia. Per quanto riguarda le condizioni all’interno, il poco che si sa è agghiacciante:l’inattività è totale, vige il divieto di tenere libri, sono vietati giornali; si tratta di impedire a queste persone di accedere a qualunque messaggio dall’esterno, di annullare la loro socialità, di reprimere la loro identità religiosa. I reclusi con cui sono venuto in contatto dicevano ”qui è vietato leggere”. E, come ti dicevo, non possono avere i telefoni cellulari. Anche i legali all’interno del C.I.E. non possono utilizzare i cellulari, il telefono. Vige probabilmente l’arbitrio più assoluto.  Che cosa puoi dirci dei trattamenti psichiatrici cui sono sottoposti i reclusi?  E’ noto che nei C.I.E. vengono somministrati psicofarmaci. La psichiatria ha un ruolo importante nell’esercizio del controllo sugli internatiTutte le persone con cui ho parlato erano segnate dall’assunzione di farmaci; erano tremanti, usavano un linguaggio ripetitivo, alcuni si muovevano male, lo sguardo perso. Credo che all’interno operino degli psichiatri che fanno capo all’Azienda sanitaria di Gorizia. Ci sono continui casi di autolesionismo – persone che inghiottono vetri, lamette, monete – per protesta contro le condizioni in cui sono costretti, allo scopo di attirare l’attenzione dei legali, per farsi ricoverare in ospedale - da dove possono tentare la fuga -, per disperazione o semplicemente per affermare di esistereDa quanto riporta la stampa c’è un episodio di rivolta alla settimana che i reclusi attuano con il fine di ribellarsi alle condizioni in cui sono costretti e ripetuti sono i tentativi di fuga che talvolta hanno successo. Non mi è stato riferito di episodi di violenza diretta, quello che si percepiva chiaramente era il clima di paura e sembra che a Gradisca le condizioni siano più estreme che in altri C.I.E.

In ricordo di Alina Diachuk, morta suicidata nel commissariato di Villa Opicina a Trieste
il 16 Aprile 2012 dove era detenuta illegalmente (qual'e la differenza? n.d.r.) in attesa del decreto di espulsione.

(Dal #118 di "Germinal", Maggio 2013)

lunedì 6 maggio 2013

ANIMAL RIGHTS POEMS
(POESIE PER I DIRITTI DEGLI ANIMALI) 

CONDANNATI A MORTE? - Sento le campane funebri squillare. E' la morte della Madre Terra. Una madre che ci ha amati teneramente, ma noi l'abbiamo trattata come fosse immondizia. Lei ci ha dato tutto il suo sé:la sua terra, il suo mare, il suo cielo, ma noi abbiamo deciso di ucciderla. Senza un motivo. Abbiamo ucciso le creature viventi. Inquinato i suoi grandi mari. Non abbiamo avuto cura per la natura, l'abbiamo riempita di malattie. Verrà un giorno, in futuro, in cui finiremo per uccidere anche noi stessi, perchè la morte della terra significa la morte anche per noi. Anche per noi, campane funebri. COMMERCI DI MORTE - Le volpi vengono intrappolate da persone menefreghiste. Il loro destino è quello di essere macellate solo per un cappotto di pelliccia. I soldi creano omicidi, perché la gente non lo realizza? La bellezza di una pelliccia non vale quelle vite tormentate. Dimostrate almeno di preoccuparvene, smettete di finanziare questo commercio di morte. Rifiutarsi di comprare pellicce può aiutare a cambiare il loro destino. Gli animali vengono allevati da persone piene di avidità, ed il loro destino è quello di essere macellati solo per il vostro bisogno egoisticoIl gustoso cibo nel vostro piatto non vale quelle vite tormentate. Dimostrate almeno di preoccuparvene, smettendo di finanziare questo commercio di morte.  I soldi creano omicidi, perché la gente non lo realizza? Rifiutarsi di mangiare parti del corpo può aiutare a cambiare il loro destino. MCDOLLARS - Grande business fiorente, soldi che fanno soldi. La società capitalista, comprare più del necessario. Pagare un quarto per il prodotto, tre quarti per il pacchetto...Applausi per una società costruita sulla cupidigia dell'uomo. Aprire un altro negozio di hamburger per mantenere la gente felice. E non importa il macello, per te è un piacere. Distruggere le foreste pluviali, uccidere più animali...Alle gente non interessa. Applausi per una società costruita sulla cupidigia dell'uomo. Sponsorizzare una attività come pulita per mantenere le persone accecate. Farli credere che abbiano cura della Terra...La pubblicità serve a questo. Dare i giocattoli ai bambini, esibire un pagliaccio...Questo attirerà più famiglie. Applausi per una società costruita sulla cupidigia dell'uomo. SORRISO TRISTE DI DELFINO - Hai visto il delfino al parco marino? Hai visto il suo sorriso? Hai visto come è intelligente? Hai visto il suo modo di fare, la sua meravigliosa destrezza? Ma ti sei mai fermato a pensare a come sia finito dietro quei mattoni? Una triste storia si cela dietro quel sorriso ingannevole. Una storia di una crudele cattura dall'ambiente naturale. Portato via dalla sua famiglia, adesso è confinato. In quella piscina sterile, la sua libertà è negata. Il mare è per i delfini, come l'aria è per gli uccelli. Ma nella piscina-carcere la sua natura è invertita. Selvaggiamente lui nuota per centinaia di chilometri. In quella piscina-carcere nuota in tondo finché non muore. SPORT DI SANGUE (COMBATTIMENTO FRA CANI) -  Gli uomini si riuniscono in segreto, erutta il trambustoUn solo vincitore, il perdente non prende niente. Soldi in mano, quando inizia la puntataE' il tempo della prova per i cani, la loro vita è in prima linea...Cani docili trasformati in macchine da guerra, solo per il divertimento ed il profitto di alcuni. I cani meritano l'amore, ma per soddisfare le esigenze di qualcuno, vengono fatti diventare dei mostri che uccidono. Perché non riesci a vedere la sofferenza come me? Perché non lasciate stare quelle povere creature? Come si può godere di questo spettacolo di dolore? Come si può non sentire alcun rimorso e non averne vergogna? La battaglia ha inizio, il sangue inizia a versare. Più c'è odore di sangue, più attaccano. Per la grande gioia del pubblico, tutti allegri...Quando improvvisamente le zanne iniziano a incidere nel collo. Lamentandosi, il cane soffre e muore lentamente, intrappolato nella forza delle zanne del pit-bull. L'aggressività è nei suoi occhi di fuoco. E' coperto di sangue. Fine della lotta.
Kenneth Cassar

mercoledì 1 maggio 2013

FIRENZE:CORTEO CONTRO GLI OMICIDI DI STATO E DI POLIZIA E CONTRO LA REPRESSIONE
(SABATO 18 MAGGIO, PIAZZA DELLA REPUBBLICA, ORE 14:30)

ASSASSINI! - Tra Gennaio e Febbraio del 2012, due uomini furono assassinati nelle camere di sicurezza della Questura di FirenzeIl primo, Youssef Ahmed Sauri, marocchino, venne prelevato da una pattuglia della polizia intorno alle 8 di sera davanti all'ospedale di Santa Maria Nuova mentre gridava disperatamente “aiuto!”. A un passante che si era messo nel mezzo gli sbirri intimarono di farsi gli affari suoi. Tre ore dopo, gli infermieri ne constatavano il decesso in Questura. Secondo le forze dell'ordine si era impiccato. Il secondo, Rhimi Bassem, tunisino, 26 anni, venne fermato nei pressi della stazione Leopolda. Condotto in Questura, sarebbe morto per un malore. Peccato che i parenti ne abbiano visto la salma martoriata dalle percosse, come documentato persino da una foto del cadavere che aveva ferite al volto e un buco sulla nucaNei mesi successivi, in città, si ebbero alcune proteste. Le comunità marocchina e tunisina scesero in strada al grido di “Basta morti in Questura!”. Anche alcuni anarchici, a più riprese, dissero la loro. Perché era chiaro a tutti che la polizia aveva nuovamente assassinato due di quegli indesiderabili che tutti i giorni gli sbirri fermano, picchiano e rinchiudono. Il 29 Marzo 2012, nei dintorni di Piazza Dalmazia, la Digos, col supporto di tre volanti, tenta di fermare un gruppetto di anarchici mentre protesta contro gli omicidi polizieschi. Dopo un parapiglia ne porta via tre in malo modo. Anche altri compagni, accorsi a manifestare solidarietà sotto la Questura, vengono fermati. La giornata si chiude con tre arrestati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, due compagne rilasciate con denunce per gli stessi reati e tre compagni colpiti da foglio di via. Una punizione esemplare per chi aveva osato denunciare ciò che era sotto gli occhi di tutti. Come nella vecchia fiaba il re era nudo. Bisognava azzittire il bambino che ne aveva additato le vergognose nudità, con ogni mezzo necessario. Perché gli sbirri possano continuare a fare il loro mestiere di assassini, ripulendo le città dorate da tutti quegli indesiderabili che le infestano  - specie se sono senza soldi e senza documenti. Perché i piani dell'autorità si impongano sempre sulle esigenze della libertà, a qualsiasi costo - morti compresi. Perché lo Stato e il Capitale possano continuare a detenere il monopolio della violenza. Se autopsie compiacenti, giornalisti reticenti e una dura risposta repressiva hanno insabbiato questa vicenda, per noi la questione non è affatto chiusa. Anzi. Il 23 Maggio si apre il processo a 5 compagne e compagni denunciati per aver gridato che la polizia uccide. Non lasciamoli soli, non restiamo in silenzio. Portiamo in strada la rabbia per tutti gli Youssef Sauri e gli Aldo Bianzino, per i Rhimi Bassem e i Giuseppe Uva, per i Marcello Lonzi e i Michele Ferrulli, per i tanti e le tante che ogni giorno muoiono assassinati da mano poliziotta. SOLIDARIETA' AI 5 PROCESSATI DI PIAZZA DALMAZIASolidarietà ai processati del 15 Ottobre, ai compagni anarchici rinchiusi a Ferrara e a tutti i colpiti dalla repressione delle lotte.
SABATO 11 MAGGIO, AI GIARDINI DEL MEZZETTA (SAN SALVI), DALLE ORE 16, PRESENTAZIONE DEL CORTEO.
GIOVEDI' 23 MAGGIO, DALLE 9:30, IN CONCOMITANZA CON IL PROCESSO AI COMPAGNI, PRESIDIO A PIAZZA DALMAZIA.