lunedì 27 febbraio 2012




Morire contro, per quanto possa interessare, non nasce adesso, ma il 18 Agosto del 2007 su Splinder, portale che ha chiuso i battenti il 31 Gennaio scorso...Quindi, "ha" evidentemente portato avanti fin'ora una consistente attività contro-informativa (praticamente quotidiana, a parte qualche legittima, ovvia ed inevitabile pausa "quà e là"), la quale, tralasciando ciò che per me ha significato e portato sul piano dell'esperienza personale, per quanto riguarda l'obiettivo centrale della sua esistenza so per certo che è servita in qualche modo a qualcuno e a qualcosa...Ma quali sono, appunto, gli scopi che M. C. ha sempre avuto e vuole continuare ad avere? Questi:creare un piccolo squarcio di verità fra le menzogne enormi ed orribili dei canali di informazione ufficiali (per loro stessa esistenza asserviti a qualsiasi tipo di potere), ma anche altro, molto altro, nell'intenzione primaria di diffondere (e quindi anche difendere, mantenere presente e vivo) l' "ideale" anarchico/libertario, valore primordiale di tutti strappatoci via in molteplici modi sin dalla nascita, quindi per (ri) dare vita allo stesso nell'individuo e per l'individuo, e tutto ciò senza pretesa né saccenza boriosa alcuna (anche se a volte potrà erroneamente sembrare il contrario), usando un mezzo del sistema che fondamentalmente è al servizio del sistema, per rivoltarglielo contro ed essendo, nel farlo, perfettamente a conoscenza che, come quel "piccolo" di cui sopra "suggerisce", in confronto a ciò che si può o potrebbe fare tutto ciò è ben poca cosa...E quindi, in succo:liberazione animale, umana e della terra con pubblicazione di canzoni, scritti (poesie, pensieri, etc.), video, articoli e comunicati come resoconto o promulgazione delle iniziative antagoniste che si svolgono sul territorio nazionale (e non solo), quindi dai centri sociali, agli squats, ai circoli, ai collettivi di vario genere, e via discorrendo...Prendi inoltre tranquillamente qualsiasi contenuto e diffondilo liberamente (più accade, meglio è), senza dover per forza di cose citarne la fonte. La comunicazione, infatti, non è un qualcosa da possedere con bramosia rivendicandone la natura per futili motivi d'ego (voglia di apparire, spiccare ed essere riconosciuti ed accettati, insicurezza) e sete di denaro, e l'eventualità che chiunque possa fare di ciò che dici o degli atti che compi qualcosa di sminuitivo o infamante nei tuoi confronti tramite l'uso della manipolazione e della menzogna, è un prezzo che vale la pena di pagare in nome della libera fruizione delle idee, della libera scelta d'azione, e quindi della libertà in generale. Valori che vengono prima di qualsiasi altra cosa...E' altresi' importante poi sottolineare che sia perché la mia volontà è "soltanto" quella di contro-informare e dare appunto la possibilità a chiunque di poter liberamente attingere, sia per mancanza di voglia di "perdermi" in arrovellamenti vari, quanto meno per adesso le mie intenzioni di aprire dibattiti internettiani rispondendo ai vari commenti rimangono ridotte quasi a zero (cosi' come - ma qui soprattutto per ben altre ragioni - quelle di voler instaurare rapporti di "amicizia" virtuale o, nel caso, al di fuori degli schermi)...Quindi non mi se ne voglia per questo, anche se riconosco che nonostante io abbia a cuore quantomeno di accennarne i motivi tutto ciò possa apparire lo stesso in un certo senso come un comportamento distante, freddo (se non addirittura "strambo"), etc...Infine, al contrario di quanto si potrebbe pensare il blog in questione non è particolarmente legato - e soprattutto non è assolutamente influenzato - a/da nessun "movimento", "scena", ed altre tipologie di "tribù" e/o "sottotribù". Ne consegue che determinati ed eventuali accostamenti dovuti in particolare a retaggi/condizionamenti di tipo mediatico (quindi stereotipati e preconcetti) sarebbero fuori luogo. Personalmente infatti non me ne frega un cazzo di appartenere a qualcosa, e - facendola molto breve - ritengo che per quanto molte volte possa essere fruttuoso sul piano della lotta (e a volte anche sotto il profilo umano, cosa di per sè primaria) unirsi in vari modi ed entrare in una parte di un mondo dove, appunto, si portano avanti e si condividono determinate idee, situazioni ed azioni, ciò "alla lunga" porti nella maggior parte dei casi paradossalmente a sacrificare/perdere le proprie potenzialità e qualità individuali (oppure a mantenere basse quelle poche che già generalmente fuoriescono), e quindi la propria unicità, in nome dell'inglobamento, perché spesso i movimenti pur fondandosi su degli ottimi propositi (e almeno in parte anche mantenendoli) diventano una sorta di bambagia, di agglomerato, di massa dove stagnano e proliferano più o meno gli stessi comportamenti e concezioni che nella tanto rifiutata realtà "fuori" dagli stessi:collezionare contatti ed "amicizie" per essere considerati e mettersi in mostra (quindi elemosinando affetto e chiedendo aiuto per vie traverse), mitizzazioni/imitazioni e mode, creatività delegata, invidie, etc...Sono quindi dell'idea che dal momento che li si vuole vivere (oltre che farlo ovviamente non come fossero un fine raggiunto, bensi' un punto di partenza) sia importante mantenere o cercare di mantenere - ma non in senso rigido - centrali e vive le proprie caratteristiche, muovendosi più o meno costantemente in un opera di scremazione, tutela e critica da/verso le cose oggettivamente e/o soggettivamente deleterie che al loro interno si vedono, e che quindi si vivono anche sulla propria pelle.

Pace, amore, verità, anarchia.

A.

Genova:2 giorni contro l'industria della pelliccia

L’industria della pelliccia miete 50 milioni di vittime ogni anno. Nel nome del profitto 50 milioni di individui nati per essere selvaggi soffrono e muoiono in strette gabbie metalliche ammassate, fila dopo fila, in lunghi capannoni. Allevatori e pellicciai stanno tentando di ripulire la propria immagine pubblica, presentando la loro attività come sostenibile, ecologica ed attenta al benessere degli animali rinchiusi. Per questo riteniamo fondamentale presenziare in strada davanti ai luoghi in cui questo prodotto viene venduto, per  mostrare, a tutti coloro che ancora hanno la voglia di voler guardare, il vero volto di questa industria sanguinaria:gli sguardi di  coloro che attendono per interminabili giorni e notti in quelle gabbie e  le mani di coloro che senza alcun rimorso decidono di torturarli e massacrarli per poterne vendere le pelli, anche attraverso negozi come quello dove porteremo la nostra protesta. La pellicceria Raffaellini-Bonanni  vende pellicce e pelli di ogni genere da oltre 60 anni.  Sfruttando il fenomeno sociale secondo il quale indossare la pelliccia di un animale scuoiato sia sinonimo di prestigio, lusso, ricchezza ("valori” per molti fondamentali in questa società) questo negozio fa affari e permette a questa industria di continuare ad esistere. Per questa ragione saremo davanti alle loro porte per un PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO LE PELLICCE in Via San Vincenzo il pomeriggio di Sabato 3 Marzo, dalle ore 15:30 in poi. Invitiamo chiunque ne abbia voglia a portare il suo contributo e la propria determinazione, per dare una voce insieme ai milioni di animali rinchiusi dentro quegli inferni. Il giorno prima, dalle 18, abbiamo organizzato un BUFFET VEGAN DI AUTOFINANZIAMENTO presso la casa occupata di Via Giustiniani 19 (chiunque voglia aiutarci contribuendo con qualcosa da gustare è assolutamente benvenuto!). Pensiamo possa essere un modo per poter condividere uno spazio comune, incontrarsi e conoscersi, discutere delle prossime iniziative.  In questa occasione mostreremo alcuni video di recenti investigazioni negli allevamenti di animali da pelliccia in Norvegia e Finlandia, di modo da poter illustrare l’argomento a coloro che ancora non conoscono o non hanno approfondito questo tipo di problematiche, e poterne dibattere insieme. Invitiamo chiunque ad aiutarci nel diffondere il volantino, a prendere parte alle iniziative in modo attivo, a contattarci per saperne di più.
Contro l’industria dello sfruttamento, per la liberazione animale.

"Siamo tutti animali"

Due giorni alla “ex caserma del fante okkupata” di Livorno all’insegna dell’ecoanimalismo:pranzi, cene e merende esclusivamente vegan, proiezioni contro lo sfruttamento animale, buona musica, e mercatino.

Le due giornate si svilupperanno dal pomeriggio di Sabato 3 Marzo alla sera di Domenica 4. Effettueremo svariati "workshop", che spazieranno dall’autoproduzione di tofu e seitan all’orticoltura sinergica, parleremo di sfruttamento e liberazione animale, sessimo e razzismo. Nello spazio esterno verrà organizzato un mercatino dove sarebbe bello barattare oggetti cercando di escludere la moneta (dunque siete tutti invitati a portare quello che volete barattare). Sabato sera, offriremo una cena vegan gratuita ai pervenuti, grazie al recupero di cibo in esubero nei mercati e nei supermercati, per dimostrare il grande spreco che questa società del consumo perpetra in continuazione.

Per info:interferenze@inventati.org
http://excasermaoccupata.wordpress.com/

mercoledì 22 febbraio 2012

...E SUI FIORI DI BACH?

Il sistema ti vuole instupidito. Non cedere alle illusioni dei paradisi artificiali. Sono loro che ti vendono la droga che tu usi per "uscire" da una realtà che dici di voler combattere. Sono loro che, nascosti dietro leggi proibizioniste e blitz polizieschi, proclami ipocriti e vari apparati istituzionali di "sostegno" al drogato di turno hanno in mano il traffico delle sostanze stupefacenti, qualsiasi esse siano, per arricchirsi e controllare socialmente dando paradossalmente l'illusione ai ragazzi (e non solo), di atteggiarsi in modo anticonformista. Tu non hai bisogno di tutto questo. Sii lucido. Non hai bisogno di altre droghe oltre a quelle mediatiche o religiose, scolastiche, lavorative, familiari ed altro ancora. Sei già schiavo di stereotipi, denaro, educazione distorta e possessiva, apatia, disgregazione, armi, paura, ipocrisia...


Svegliati e alza la testa.
Libera il tuo vero essere.
Fallo ora.

E poi, ti serve davvero "sballarti" per stare bene? Hai davvero bisogno di drogarti per rilassarti, socializzare, ballare, ridere? Se anche fosse (ed è molto probabile), e vuoi delle soluzioni, cercale senza l'aiuto di niente. Se sei timido, siilo fino a che non ti "migliori" da solo. Se questo vuol dire, a volte, soffrire, soffri. Se volesse dire, a volte, essere triste, sii triste. Non scappare mai (o più) anche perché tanto, prima o poi, tornerai sempre al punto di partenza. E' inevitabile questo. Ma l'importante, però, è che queste soluzioni tu le voglia davvero dentro di te e per te, anche perché chi ha decretato che essere introversi o altro ancora sia un vero problema sempre e comunque? Per chi? Quando? Con quali ritmi e dove? Non farti mai inseguire dal tempo. Coltiva la pazienza, porta avanti ciò che senti senza farti influenzare. Non avere mai paura di essere ciò che sei perché, altrimenti, tu non sarai mai. Nel rispetto di chi usa sostanze (ma anche di chi beve) e delle esperienze di ogni individuo, perché qui nessuno grida ciecamente alla "morte" di nessun'altro.
A. (2007)

martedì 21 febbraio 2012


CONTRO LE ASSOCIAZIONI ANIMALISTE

La condizione degli animali, in questa società, è divenuta in anni recenti un problema fondamentale. Abbiamo visto letteralmente centinaia di nuovi gruppi e associazioni sorgere per esprimere le loro opinioni sul modo in cui gli animali vengono trattati. Purtroppo per gli animali, questi gruppi seguono sentieri ben battuti, in cui il cambiamento vero è continuamente rimandato. Il cambiamento non arriva mai proprio perchè questi gruppi lo chiedono. Loro chiedono a chi ha il potere, a chi direttamente trae beneficio dall'abuso degli animali, di smetterla. Quando viene affrontato con simili richieste liberali, il cambiamento è nella stragrande maggioranza dei casi agevolmente aggirato. E' fin troppo deprimente sottolineare come siano ingenui tali gruppi. Si basano su slogan emozionali, su questo e quell'altro aspetto dell'abuso animale, ma si lasciano sfuggire la totalità:l'abuso animale è una conseguenza inevitabile di un sistema basato sul potere gerarchico. Gli animali sono imprigionati, usati, torturati e distrutti proprio come le persone umane (si, le persone umane, oggi in tutto il mondo) perchè nessuna specie è libera sotto il capitalismo. Esso non può permettere la libertà, pertanto deve mantenere un ordine mondiale (l'ordine del potere) in cui noi tutti siamo intrappolati nel circolo vizioso del dominio e della sottomissione. La causa principale dell'oppressione animale (uomo compreso) è il sistema capitalistico e lo Stato che ne garantisce l'esistenza. Tentare di risolvere il problema facendo affidamento sulle istituzioni è completamente inutile:sarebbe come chiedere a chi fabbrica armi di fermare la guerra...

("Animalisti contro il potere", A.L.F. supporter group)

Le associazioni animaliste, quindi, portano avanti "lotte" che adottano - sicuramente per ciò che riguarda l'ottica di un cambiamento radicale, vero e definitivo - metodiche sterili, "combattendo" all'interno del sistema ed i suoi regolamenti senza mai oltrepassarne i confini, promulgando ad esempio raccolte di firme e addirittura proposte di legge per la "salvaguardia degli animali"...Inoltre, vi è anche una vera e propria speculazione economica che marcia come sempre sull'ignoranza - e su alcune buone intenzioni di fondo -  delle persone (cosi' come ovviamente sulla vita degli animali stessi), ovvero il richiedere quote di  iscrizione, e, per quanto non stupisca affatto, alla loro stupidità, al loro conformismo ed alla loro pressochè totale inutilità si aggiungono in molti casi anche gesta di vera e propria infamia:capita infatti che queste associazioni si pongano contro le azioni dirette degli attivisti collaborando quindi con le "forze dell'ordine", mettendo ad esempio delle taglie per ritrovare gli animali salvati (a tal proposito, fu il caso dell'ENPA nel 2002 dopo la liberazione di numerosi Beagles dall'allevamento Morini a San Polo d'Enza - R.E. -). Quindi, quando vi sono veramente situazioni in cui in modo concreto gli animali vengono sottratti da un esistenza di stenti e da una morte atroce (nel suddetto caso, la vivisezione), questi autoritari fanno muro...Del resto, determinati comportamenti, tipologie di organizzazione strutturale, scopi e mentalità non si differenziano affatto da quelli delle altre associazioni che si occupano di questo o di quell'altro problema, come ad esempio quello ambientale...In realtà, nel loro complesso, determinati "nuclei" non fanno altro che comodo al potere, poichè quest'ultimo può mantenere intatto il proprio dominio ed allo stesso tempo accoglierli dentro di se ben sapendo che ad esso non nuoceranno mai, dimostrando ai cittadini comuni la sua malleabilità ed “interesse” nei confronti di tematiche delicatissime...Malleabilità ed "interesse" che prendono forma, ad esempio, in quelle sopracitate leggi di “tutela” che vengono proposte e che il sistema, appunto, accetta di mettere in atto...Leggi che portano in realtà soltanto alla repressione nonchè ad aumentare ancora di più l'accettazione verso i codici penali/esistenziali da parte delle persone...Insomma:la solita ruota che gira...Un esempio di tutto ciò (sicuramente uno dei più "popolarmente riconoscibili") è la legge contro i combattimenti clandestini fra cani:quando qualche annetto fa il tutto ebbe riscontro mediatico (ovvio, pianificato), fummo anche spettatori di scene penose nei servizi dei vari telegiornali come quelle di poliziotti che tenevano in braccio dei cani appena "tolti dalle mani degli scommettitori" (che poi quanti, in realtà, e come?), e via quindi di spot mieloso per il cittadino...Chissà come mai, però, la stessa polizia se ne sta ben piantonata con tanto di manganello in mano pronto all'uso davanti a laboratori ed allevamenti durante le manifestazioni e i presidi...Forse perchè sburattinata a difendere ciò che veramente porta dei guadagni enormi ai propri padroni? Non ne hanno più, in certi casi, di faccine tristi tristi da telecamerina?...E Intanto, mentre il popolino cammina, mangia, beve, si esprime e si accoppia in autentica e penosa catalessi psico-fisica, zoo e circhi continuano a "presenziare" in città e territori, ogni giorno muoiono migliaia di esseri viventi innocenti nei laboratori di vivisezione di tutto il mondo, mentre altri vengono fatti vivere in condizioni di autentico schiavismo, umiliati e macellati...
A. (2008/2012)

lunedì 13 febbraio 2012

NO AL RITALIN!

ll criterio di somministrazione si basa sull'invenzione medica di una malattia chiamata "ADHD", cioè sindrome da deficit dell'attenzione e iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), di cui sarebbero affetti in particolare i bambini. Questo progetto consiste nella diffusione in asili, scuole elementari e medie di un dossier informativo per gli insegnanti e di un questionario per i genitori in base alle cui risposte verranno giudicati e analizzati e di conseguenza considerati malati i comportamenti e gli atteggiamenti dei bambini. Teniamo presente che tale pratica serve per stimolare lo stato di normalità (a giudizio arbitrario dei medici) dei bambini ma, sotto la veste di indagine epidemiologica (da epidemiologia, ovvero scienza che studia la diffusione delle malattie), si nasconde l'intento di tutto l'apparato medico e farmaceutico di creare una nuova possibilità di controllo sociale e di speculazione economico-sanitaria attraverso l'invenzione di un malattia e la commercializzazione di un farmaco che ha la funzione di "calmante delle coscienze" sin dalla giovane età. Per sapere se un bambino soffre della "patologia" ADHD, basta verificare se almeno 6 di questi 9 punti sono affermativi:1 - Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici. 2 - Spesso ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti e sul gioco. 3 - Spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente. 4 - Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici. 5 - Spesso ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività. 6 - Spesso evita, prova avversione è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto. 7 - Spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività. 8 - Spesso è facilmente distratto da stimoli estranei. 9 - Spesso è sbadato nelle attività quotidiane. 


CHE COS'E' IL RITALIN:Il Ritalin (Metilfenidato), classificato in origine in Italia nella tabella degli stupefacenti insieme all'eroina, cocaina e anfetamine, è una vera e propria droga con effetti praticamente uguali, ma con danni alla salute mentale e fisica ancora più gravi. La sua funzione principale è quella di stimolare il sistema nervoso centrale, proprio come le anfetamine. Viene usato per aumentare la capacità di attenzione e "stranamente", allo stesso tempo,per ridurre l'iperattività. Il Ritalin è uno dei farmaci di punta della Novartis, la multinazionale svizzera che fattura venti miliardi di Euro all'anno grazie all'agrochimica (O.G.M.) e alla farmaceutica. Il Metilfenidato è diventato uno dei migliori affari del mercato farmaceutico americano ed è stato scoperto da un ricercatore italiano nel '55. Brevettato appunto dalla Novartis, il Ritalin veniva usato per pazienti psichiatrici depressi e nei casi di epilessia (nel 1989 fu messo fuori commercio perche'utilizzato come dimagrante e come psicostimolante dagli studenti). In America e in Inghilterra si fa largo uso di questo medicinale. In particolare negli Stati Uniti, dai 4 ai 6 milioni di bambini iperattivi dai 3 anni di età vengono trattati con il Ritalin che è stato soprannominato la "cocaina dei bambini", o anche la "pillola dell'obbedienza". I bambini "depressi" trattati con i farmaci anti-depressivi presentano comportamenti autolesionisti. Anche nella scheda tecnica del Ritalin si legge che: "...Un uso abusivo può indurre a una marcata assuefazione o dipendenza psichica con vari gradi di comportamento anormale"... E' cosi'? "Si tratta di uno psicofarmaco e, come tale, può dare simili effetti..."  - risponde un medico della Novartis che preferisce rimanere anonimo - ... E "Si richiede un attenta sorveglianza anche dopo la sospensione del prodotto poichè si possono rilevare grave depressione e iperattività cronica"... In pratica, come accennato sopra, il farmaco provoca gli stessi effetti che dovrebbe curare."E' una cosa che avviene per molti farmaci" - prosegue il medico - ..."Quello che conta  - aggiunge - è che il Ritalin ha un incredibile efficacia nella patologia dell'ADHD come dimostra un impressionante mole di dati scientifici"...Questi sono più precisamente alcuni degli effetti collaterali generati dal Metilfenidato:Irritazione cutanea, crescita rallentata, nausea, insonnia, glaucoma, dolori gastrici, perdita di peso, emicrania, problemi visivi, tendenza al suicidio, vertiggini, cuore irregolare, discinesia tardiva (condizione permanente caratterizzata da tic facciali involontari e movimenti convulsi della testa e delle braccia), fatica, diminuzione dell'appetito, pressione alta.

SPARGI LA VOCE!
RIBELLATI!
DI' NO A QUESTA PORCHERIA!

Il farmaco, inoltre, può essere imposto anche dove c'è dissidenza da parte del genitore, vale a dire che il Tribunale dei Minori interverrà nella maggior parte dei casi per imporre cure psichiatriche e ricoveri clinici (chiamati anche T.S.O), e quindi il bambino "vivace", "asino", "disturbato" e/o "disturbatore", insomma "iperattivo", verrà chiuso in un centro e impasticcato a forza da dei nazisti vestiti di bianco, ma non solo: l'uso di psicofarmaci sui bambini potrà estendersi a grandi varietà di con effetti collaterali devastanti...

domenica 12 febbraio 2012

INTERVISTA AGLI A FORA DE ARRASTU
(Pubblicata originariamente su Morire contro nell'Ottobre del 2008)

...Punk-Rock!
Finalmente, dopo mesi e mesi di attesa, ecco che proprio stamani ricevo la mia intervista agli A fora De Arrastu da Bruno, chitarrista del gruppo sardo con cui sono in contatto da anni (se pur molto raramente), “tramite” il quale ho anche coinvolto con grande piacere in due mie compilation su tape il gruppo stesso e colui che ha inoltre risposto a tutte le domande...Comunque, inizialmente eravamo d'accordo che quasi di sicuro avrei messo  questa intervista sul numero nuovo della mia fanza (Disordine #8), ma sta di fatto che di quest'ultima non ho ancora steso nulla e sicuramente, prima della sua uscita, passerà moltissima "acqua sotto i ponti" a causa di numerosi motivi...Ecco che allora la metto sul blog dopo quella dei milanesi Kalashnikov, gruppo che si può in qualche modo affiancare agli A.F.D.A. non tanto per quanto riguarda un ipotetica somiglianza di genere/stile bensi', al contrario, come unicità. Infatti entrambi sono gruppi che hanno caratteristiche espressive e uno "stampo" del tutto distinti, personali e totalmente al di fuori del ricalcamento/riciclo (a volte anche spudorato) di generi, sottogeneri e gruppi (in voga o meno) nella "scena"  Punk-Hc, e io queste cose le adoro. Perchè anche se è giustissimo e normale avere delle influenze e il trasportarle in modo naturale nella "musica" che si crea, comunque il riuscire ad avere un impronta che sia particolare, "marchio" del gruppo e allo stesso tempo anche frutto della fusione di tutti gli individui che ne fanno parte credo che sia un forte esempio di creatività, energia, coesione ed indipendenza. Quello degli A.F.D.A. è lo stile degli A.F.D.A., su questo non ci piove. Inoltre, oltre ad essere un gruppo chiaramente impegnato nei loro testi, ha anche la particolarità del cantato in sardo (a cui si accosta sempre come minimo la rispettiva traduzione in italiano nelle loro stampe), cosa che a me non solo ha fatto simpatia fin da quando li ho sentiti per la prima volta, ma che soprattutto esprime il fortissimo e giusto attaccamento alla loro terra, con tutto ciò che di profondo questo ovviamente significa...Terra sarda che storicamente in qualche modo vive/ha uno spirito potenzialmente incline quantomeno al pensiero libertario o comunque propenso alla lotta contro i numerosi tentacoli dello sfruttamento statalista/capitalista (come lo stesso Bruno dice sotto), ma soprattutto in cui esiste oramai da anni una “scena” punk attiva in particolare a Nuoro, Cagliari e dintorni...Chiudo:stavolta non mi dilungherò molto, anche se sarei un pò tentato di aprire una parentesi/riflessione sulla copertina del Cd split con i Feccia Tricolore che ritengo banale per più di un motivo, però magari lo farò un'altra volta se ce ne sarà modo e se ovviamente ne avrò voglia...
"Buona lettura"...

A.

Cominciamo dal perchè avete tirato su un gruppo (oltre naturalmente al quando e al come), e quindi che cosa vuol dire per voi il "Progetto A.F.D.A."... Bisogna dire che tutto è iniziato in maniera inaspettata e spontanea nell’estate del 2003 quando cinque individui reduci da altre esperienze sonore non particolarmente gratificanti si ritrovano a molestare i propri strumenti per dar vita ad un gruppo hc/punk/rock’n’roll in sardo. In seguito con l’affinarsi delle interazioni è scattata innanzitutto una forte amicizia e una messa in pratica di uno strumento, quello musicale, per diffondere e allargare un discorso antiautoritario che spazia in tutti gli angoli del vissuto e che in quello nostro specifico, territoriale sardo, assume determinate forme. Per questo è nata anche la “Sonos  AFDA”, in contemporanea con un crescendo di scambi e corrispondenze abbiamo dato vita a una fervida  distribuzione di materiale sonoro e cartaceo, organizzando e rendendoci partecipi a iniziative autogestite,coproducendo dischi, etc. Partecipate tutti alla stesura dei testi e della parte musicale? Riuscite senza alcun problema a proseguire all'interno del contesto/gruppo? Avete, fra di voi, differenze anche forti di idee e/o posizioni, oppure siete più affini che altro? La diversità è un aspetto fondamentale per portare avanti certe pratiche e certi discorsi; c’è bisogno di svariate alternative, di idee nuove. E’ nella diversità degli individui, in questo caso affini, che ognuno è in grado di arricchirsi. Io personalmente poi non riesco a fare a meno di vivere o creare inaspettati cambiamenti, così come non riesco a fare a meno di stupirmi con gioia. Tutti componiamo senza che un singolo detti delle guide, un brano spesso parte da un’idea spontanea tirata fuori al momento, oppure da un’improvvisata generale. È per quanto riguarda le parole ognuno di noi porta in sala il proprio testo, che per ora quasi sempre è stato ben accolto dal resto del gruppo, che poi si incastra alla musica in un secondo momento. Ci sono poi le situazioni in cui si scrive a due o tre mani. Quali sono, secondo voi, i passi fondamentali per arrivare ad un radicale cambiamento e quale è la vostra idea di "società anarchica"... Non riesco ad avere una netta visione di un’eventuale “società anarchica” perché mi starei immaginando un ulteriore “sistema”  alternativo a quello vigente. Credo di vivere quotidianamente questa condizione più che vagare nell’astrattezza, anche se è impossibile negare che il mondo in cui viviamo, e che sta all’infuori dalla testa di una persona libertaria, è pur sempre un mondo di merda che va abbattuto e che l’unica via d’uscita è, era e rimane l’insurrezione generalizzata. Soltanto dopo questo ineluttabile e difficile passaggio possiamo pensare, sempre nella pratica autogestionaria, a come ricostruire sulle macerie. Intanto, citando, Shakespeare, “Si vive una volta sola e se viviamo è per calpestare i re”. Parlatemi della Sardegna:dalla "scena" ai comportamenti della gente comune verso determinate iniziative antagoniste (cosi' come i loro approcci verso le idee sovversive in generale), alla terra in quanto tale e cosi' via... Per fortuna non esiste una visione vera e propria di “scena”, nel senso gragaristico del termine (esempio:in America si suona e si veste così allora facciamolo, in Italia si fa questo e quest’altro allora facciamolo, e così via,anche se gli emuli non mancano) o per quanto riguarda la soffocazione delle diversità, ma tanti aggregati di individui che portano avanti le loro cose in svariati modi. Devo dire che il più delle volte sono fuochi di paglia, tentativi mal riusciti di autogestione, talvolta limitati ad alcuni eventi,oppure persone che in sostanza piace solo suonare e nient’altro, per non parlare dei periodi morti. E’ cresciuto notevolmente il numero delle distribuzioni ma parallelamente è diminuito il giro di compere e scambi durante i concerti, un pò perché si è parecchio spianti e un pò per amor di birraInsomma la situazione è variopinta per un’isola grande come la nostra dove il numero degli abitanti è pari a quello della sola. Palermo tanto per intenderci, quindi una realtà per niente metropolitana o cosmopolita con ampi spazi di movimento e riflessione,in cui è normale che certe dinamiche vengono sì prese in considerazione (nella sola Cagliari) ma ancora non attecchiscono, penso ad esempio all’occupazione di edifici. Per quanto riguarda l’approccio della gente verso determinate iniziative antagoniste diciamo che c’è un interesse maggiore rispetto a qualche anno fa specie per quanto riguarda le lotte territoriali contro le basi o le nocività in genere. Manca ancora  una concreta volontà a mettersi in gioco, ad esporsi e a praticare l’azione diretta in toto. Per non parlare degli occasionali rapaci referenti di partiti o movimenti vari che tendono sempre a volersi mettere a capo dei comitati spontanei. La cosa talvolta gli è riuscita, altre gli è andata  male, del tipo che qualcuno è stato anche cacciato via dalle assemblee o dai picchetti come qualche anno fa capitò a Muros – durante l’occupazione di una cava – all’allora presidente della Regione, Mauro Pili. Ora come ora siamo in una situazione piuttosto altalenante;la gente è conscia degli scempi e dei disastri alla salute che comportano le basi militari qui in Sardegna, ad esempio nei pressi del poligono interforze di Pedasdefogu (forse il più grande in Europa), dove si sperimentano armi e propulsori dai contenuti tossici allarmanti. Capita di trovarti in un piccolo paese dove negli ultimi tempi sono nati 80 bambini di cui 21 malformati, tanto per citare un dato. Insomma, si trovano toccati nel profondo e tutto questo va aggiunto all’immiserimento portato avanti dalle politiche capitaliste a livello mondiale ed europeo, fatte per salvaguardare i profitti di pochi potenti sulla pelle di una maggioranza depauperata e repressa;e per questo che ancora vige nel senso comune l’esigenza di un “posto di lavoro” – che una base militare può offrire – dovuta al ricatto occupazionale a sua volta incentivato dalla rapina legale delle risorse e del territorio. Per il resto è innegabile che nell’isola vi è un forte senso di appartenenza e di attaccamento alla terra, è ormai più di un millennio che i colonizzatori di turno si equipaggiano quanto meglio nel portare avanti un processo di deculturizzazione sistematico; la Sardegna rimane una zona franca dove ancora oggi resiste questo senso di appartenenza alla natione – non nel senso statale o istituzionale del termine, attenzione, quanto una congiunzione naturale ai propri fattori culturali ancestrali (lingua, agro pastorizia, usi, costumi, vita sociale senza intermediari, refrattarietà), ad un senso di giustizia anti-Stato,ai confini naturali. Da qui l’adoperarsi dello Stato italiano nell’impedire a tutti i costi un amalgama tra il ribelle sociale e le realtà libertarie-rivoluzionarie. Se qualcuno di voi trovasse per esempio in un parco una valigetta con dentro cinquecentomila Euro, che ne farebbe di tutti quei soldi? Mah…Potrei comprarmi mediaset, la repubblica di San Marino, una tenuta con 3-4 macchine, piscina comfort di ogni genere, sposarmi, figliare, deprimermi e suicidarmi (con la lapide compresa nel prezzo ovviamente). Boh, che cazzo ne so dovrei averli in mano per poterlo dire. Che ne pensate della pornografia in quanto tale, e quindi non solo di quella che è chiaramente un prodotto da mercificare? Rispettate ad esempio chi la fa in modo autogestito cosi' come chi, comunque, in qualche modo la consuma da spettatore, al di là delle sue varie forme? Sento spesso associare la pornografia al sessismo o allo sfruttamento di persone, spesso minori, per la realizzazione di video o filmati. Credo che le due cose siano opposte e vadano viste su due o più piani differenti; chi obbliga un individuo a fare determinate azioni allo scopo di sfruttarlo va visto come un’infame spregevole da annientare, chi invece sceglie di sua spontanea volontà di praticare la pornografia è un individuo che attua tale scelta indipendentemente da rapporti di forza. Quindi la pornografia intesa come arte, o come espressione di uno o più corpi non è accostabile al concetto di sessismo, per la quale si intende l’affermarsi della prevaricazione di un sesso sull’altro. Io non sono mai stato un consumatore di pornografia ma rispetto chi lo fa senza sentirsi sessuofobo o represso, cosa che invece spesso può condurre a situazioni poco piacevoli dovute alla mancanza di un reale piacere-confronto-gioco con una o più persone amate. Credete che vi siano ancora forti discriminazioni sessuali, all'interno del "circuito Punk/Hc"? Discriminazione è anche diversificazione e non soltanto dividere in categorie, quindi va bene quando nel libero confronto e scambio non esiste prevaricazione da parte di un sesso verso l’altro, oppure per quanto riguarda chissà quali pareggiamenti di diritti da parte di alcune femministe, perché il diritto è libertà ma secondo la legge, e la legge dello Stato è patriarcale per natura. Il problema che poni te quindi non sta all’interno del circuito “Punk/HC” ma è in generale, nella totalità del vissuto; il rispetto è il valore di un individuo sono fondamentali non solo per chi lotta quotidianamente contro ogni autorità, ma anche per chi queste le subisce per lo più inconsciamente. Molti si mettono il problema del perché esistono sempre meno gruppi al femminile o ragazze che impugnano uno strumento, beh…Io invece la vedo diversamente:amo vedere ragazze reagire con le dovute maniere agli atteggiamenti  macho/sessisti, più donne in grado di non farsi calpestare,ogni giorno, in ogni istante. Quali sono le cose che detestate di più nella vita di tutti i giorni? Non basterebbe un numero intero della tua fanzine, credimi…Anzi possiamo provare a coprodurre un pamphlet, depliant, opuscolo o come lo si vuole chiamare, a tema con scadenza più o  meno settimanale dove ogni volta si esamina un’unica cosa che detestiamo;tipo vol.1 ”La fila alla posta”, oppure vol.2 “Chi ci butta il fumo del sigaro in faccia”, e via dicendo… L'amore autentico, quello viscerale, sanguigno ed incontaminato, da sempre e anche adesso non esiste ma...dove è un pò di forte onesta'? Dove è che manca almeno in buona parte la paura, e quindi una fetta più o meno consistente dell'opportunismo e della menzogna che inevitabilmente ne conseguono? Voi riuscite davvero a non mentire mai o  quasi, e quindi ad essere per lo più istintivi? Come si può parlare di antimilitarismo ed altro ancora se non si riesce prima ad amare veramente se stessi, a trovare una sorta di equilibrio proprio, ad essere sinceri e semplici e quindi a non giocare ad attacco e difesa nei rapporti con gli altri? L’onestà dovresti trovarla nelle persone con cui hai la massima fiducia e affinità coltivata nei tempo. Diciamo che dipende da come instauriamo i rapporti noi stessi con gli altri; l’onestà dataci da persone che non ti aspetti e poi una sensazione davvero eccezionale. La menzogna fine a se stessa è qualcosa che ancora spadroneggia anche perché si pensa che comportandosi in determinati modi si risolvano le situazioni e invece le si stanno semplicemente raggirando, e questo lo vedo come una mancanza di rispetto bella e buona. Invece mentire senza danneggiare nessuno e se stessi, quindi in buona fede, talvolta è utile e benefico. Poi per quanto riguarda il discorso anti-militarista; non riesco ad avere un approccio così complicato, per come poni te la questione .Mi spiego:all’interno di una lotta antiautoritaria, antigerarchica, autogestionaria, ecc, è normale che subentra il coltivare ognuno come meglio crede le proprie conoscenze, le esperienze dirette. Anche quando subentrano gli scazzi e le gioie, bisogna sentirci quanto più noi stessi, ovvero io/tu assieme a coloro che hanno deciso di intraprendere una battaglia in compagnia in modi che risultino quanto più efficaci e mai recuperabili dal nemico,s empre in funzione di un obiettivo che, in questo caso, è e rimane la distruzione delle basi militari. Quindi parlare di equilibrio in momenti del genere è qualcosa che contrasta con gli intenti e le possibilità e le forze con cui di volta in volta ci ritroviamo a fare i conti, altrimenti che si vuole fare? La vita del missionario predicante pacifismo e tolleranza? E qui mi allaccio al tuo ultimo quesito:l’attacco è necessario, certo senza che ci si rivolga contro, a difenderci siamo ancora un tantino troppo obbligati. Da chi? Innanzitutto oltre che dalla repressione sempre più feroce, da noi stessi, talvolta da pratiche ostruzionistiche fatte di dogmi, ideologie e aria fritta, altre volte dalla mancanza di voglia di osare e farla finita con il quieto vivere sempre più incalzante.

Gli A.F.D.A. sono:
Bebbu Mameli - Ghitarra e boxi
Claudiu Kasti - Bassu e boxi
Davidi Colhu - Bateria
Brunu Valdes - Ghitara e boxi
E-mail:sonosafda@hotmail.it

FOOD NOT BOMBS
(CIBO, NON BOMBE)

Il pugno chiuso è levato verso l'alto, ma nella mano viene stretta una carota. E' il simbolo di "Food not bombs", un movimento non-violento nato negli Usa nel 1980 a partire da un gruppo di persone che stavano lottando contro le centrali nucleari e il potere militare, e che conta gruppi di attivisti sparsi in tutto il mondo (dall'Europa al Giappone). Una delle principali attività di Food not bombs è servire cibo gratis, a partire da materie prime che provengono dall'enorme surplus prodotto nelle società occidentali. Ciascuno di noi butta via circa un centinaio di chili all'anno di cibo che potrebbe essere invece utilizzato in altro modo. Questo accade perchè molte derrate scadono prima che vengano acquistate, altre perdono freschezza nei frigoriferi solo perchè molta gente tende istintivamente a creare delle riserve.

Non solo:a causa di un'offerta varia, presente 24 ore su 24 e invadente, si tende a comperare molto di più di quanto sia necessario e di quanto ci si possa effetti permettere. In compenso, anche nelle nostre grandi città, ci sono numerose persone che soffrono a tutti gli effetti la fame in molti casi periodicamente, in alcuni cronicamente. Food not bombs prepara e serve cibo per le strade, nei parchi o durante concerti e manifestazioni come forma pratica di sostegno. Food not bombs è diversa da altre realtà di "aiuto" dall'approccio caritatevole come possono essere ad esempio quelle meschine legate all'apparato clericale, che portano avanti le loro attività con un fine propagandistico e puramente simbolico, poiché allo stesso tempo rappresentano quel potere che affama, sfrutta, mente e opprime. Food not bombs non ha niente a che vedere né a che fare con istituzioni di alcun tipo e rifiuta totalmente queste bieche interpretazioni, comunque strettamente legate al concetto stesso di carità. Come detto, esiste una elevata esigenza di cibo (dunque fame) anche in paesi apparentemente ricchi nei quali una enorme quantità di alimenti viene sprecata per ragioni commerciali ed economiche, quali per esempio quella di eliminare le sovrapproduzioni di frutta e verdura solo per fare in modo che ci sia sempre meno merce di quella che viene potenzialmente richiesta (il che permette di tenere alti i prezzi). I gruppi agiscono in modo autonomo e indipendente, ma ci sono alcuni principi di unità: IL RICICLO DEL CIBO - La materia prima viene recuperata da negozi, magazzini, produttori che altrimenti se ne sbarazzerebbero (per esempio perché scade dopo due giorni, oppure perché il prodotto non raggiunge gli standard di qualità desiderati per essere venduto al suo prezzo abituale). LA RELAZIONE TRA LE PERSONE CHE VI PARTECIPANO - Food not bombs non riconosce il ruolo dei leader e include chiunque nel processo decisionale, che è basato sul metodo del consenso, non su quello della maggioranza, il che permette di risolvere eventuali conflitti e problemi attraverso il confronto, e non tramite la censura e la supremazia. NON VIOLENZA - Food not bombs parte dal presupposto che la nostra società è dominata dalla violenza e relega milioni di persone alla povertà, mentre pochi accumulano impressionanti quantità di ricchezza. Anche l'industria alimentare predica la violenza:provoca le sofferenze di milioni di animali, inquina la terra e l'acqua, ci fa ammalare, e permette lo spreco di tonnellate di cibo solo per assicurare profitti. USO, PREFERIBILMENTE, DI CIBO VEGANO O VEGETARIANO - Proprio per sottolineare la necessità di ripensare il nostro rapporto con le risorse naturali e con gli altri esseri viventi, cerca di recuperare cibo biologico e se possibile vegano (senza derivati animali) o vegetariano (senza carne). Questo però senza esagerare, in quanto si ritiene che lo spreco è in ogni caso molto peggio. Lo spauracchio della carenza di cibo, che è sempre stato utilizzato per giustificare metodi di produzione violenti per l'uomo, gli animali e la natura, è falso. L'umanità può vivere con molto meno di quanto consuma ora. La fame dipende soltanto dalle scelte di organizzazione economica. Il mondo produce infatti abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione, se distribuito equamente. Esiste un abbondanza di cibo. In America, ad esempio, ogni giorno ed in ogni città viene scartata un'enorme quantità di alimenti che sarebbe sufficiente a risolvere i problemi di coloro che non ne hanno abbastanza. Prima che il cibo arrivi sulla tavola, viene prodotto e lavorato da industrie e aziende, che ne scartano un'ingente quantità per assurde ragioni commerciali ed economiche. In ogni città, infatti, almeno il 10% dei rifiuti solidi è costituito da alimenti scartati ed è incredibile se si pensa che ogni anno mediamente si eliminano 23 miliardi di kg di cibo, circa 100 kg a persona. Per recuperare questo cibo  utilizzabile per sfamare le persone, occorrono 3 elementi fondamentali:il primo consiste nel raccogliere gli alimenti, in secondo luogo prepararli in modo tale da poterli consumare con facilità, e, infine, il cibo deve essere reso accessibile alla gente da sfamare. Il motivo per cui ciò non viene attuato è caratterizzato dal fatto che all'interno della nostra società è una cosa normale l'arricchirsi a danno dei poveri. Oltre ad invitare al recupero del cibo sprecato, Food not bombs sostiene il vegetarismo:se tutti gli individui fossero vegetariani, si potrebbe utilizzare il terreno destinato agli allevamenti per coltivare colture vegetali aumentando cosi' la mole di cibo utile a sfamare l'intera popolazione mondiale...Inoltre, la maggior parte degli allevamenti utilizza sostanze nocive sia alla salute umana che all'ambiente, dunque il vegetarianismo rappresenta una scelta saggia sia da un punto di vista salutare che ambientale. Food not bombs sostiene totalmente la propria lotta contro il militarismo per mezzo di dimostrazioni ed eventi atti a sensibilizzare le altre persone. Nonostante Food not bombs attinga le risorse da distribuire da piccoli commerci locali, svolge comunque una buona ed utile attività al fine di evitare lo spreco sconsiderato di cibo.

venerdì 10 febbraio 2012

INTERVISTA AI KALASHNIKOV
(Pubblicata originariamente su Morire contro nel Novembre del 2007)

Conoscevo il suddetto gruppo milanese già da qualche annetto visto che, se non ricordo male, in un acquisto (o scambio?) di materiale sonoro mi venne regalato un loro Cd, ”Romantic songs of dissidence”, che però in qualche modo “snobbai” ascoltandolo solo una volta per intero o giù di li'...Poi silenzio, fino a che non li vidi al Centro Sociale Drazdamir di Ferrara (R.I.P.) nel Marzo del 2006 durante il mini-tour di tre date degli inglesi Lost cherress, con cui appunto suonarono di spalla...Cosi', di nuovo ancora pausa fino a quando, pochi giorni fa, mi contatta Stefano via mail per chiedermi di partecipare con un loro pezzo alla compilation anticarceraria/antirepressiva benefit per la CASSA ANARCHICI INQUISITI, che sto preparando...Ovviamente accetto subito anche per l'entusiasmo e la semplicità trasmessa dalle sue parole, cosa che fa sempre un grandissimo piacere, e naturalmente perchè come gruppo non mi dispiacciono affatto...Inoltre, il "rivederli" sbucar fuori mi ha ricollegato appunto a quel concerto ma soprattutto a quando, sempre durante quella serata, parlai con uno di loro (credo Nino, il bassista) che mi regalò il Cd/Documentario sullo sciopero dei ferrotranvieri milanesi del 2003, di cui lo stesso Stefano accenna nell'intervista che segue...Cosi', nell'entusiasmo di riallacciare di nuovo i rapporti con i Kalashnikov o meglio, di farli fiorire, aspetto il loro pezzo via posta ma che succede? Che mi arriva non una traccia e basta come credevo, bensi' il loro ultimo Cd! Bè, ennesimo gesto di gentilezza che mi ha troppo reso felice! Cosi' non solo gli ho proposto di spedirmene altre copie (5) in cambio dell'ultimo numero della mia fanza (ancora 5 copie), ma non ho potuto fare a meno di intervistarli! Fra l'altro, è anche la prima intervista ad un gruppo che metto in rete...Bè, valido sverginamento, dedicato a chi suona da 11 anni e che, come un dito nel culo diretto a chi purtroppo se la tira da fare schifo ,si mostra semplice ed entusiasta...Mi viene inevitabilmente da dire, adesso, che la vita mi insegna che molte volte anche dietro determinati gesti positivi vi sono persone che si svelano (stringendo i rapporti) calcolatrici opportuniste e in buona parte anche fasulle (il tutto per paure e debolezze) ma, nonostante questa mia parentesi (che forse può risultare pure un pò dissonante e triste), preferisco sempre non dare peso a queste cose e fidarmi delle emozioni che provo da subito, godermele fino in fondo, e ci mancherebbe altro poi che non fosse cosi'...Quindi, continuando, fra tutto ciò che mi è piaciuto tanto di loro c'è anche il prezzo del Cd, ovvero 5 Euro...No perchè dovrebbe essere normale,una cosa del genere, ma aimè a volte non lo è, e anche in circuiti come quelli dell'autoproduzione...Vi sono “prodotti”c he hanno prezzi più alti e sono scarnissimi di contenuti scritti e grafici mentre questo, invece, vale alla grande il prezzo visto che è bello succoso e segue perfettamente la “linea diritta” (Peggio Punx?) della comunicazione-non-consumo-non-speculazione...Un lavoro bellissimo:Cd con immagine stampata, copertina “cartonata” (racchiusa in una bustina di stoffa) che si apre “a croce” contenente appunto testi, pensieri, spiegazioni, artwork e cosi' via per 9 pezzi (compresa una cover degli straight-edge Declino!) di puro...E mi fermo qui...Mi fermo qui non solo perchè il loro è uno stile particolarissimo e voglio che vengano scoperti direttamente all'ascolto, ma anche e soprattutto perchè in tutti questi anni io non mai fatto una recensione neanche sfiorandola. Perche'? Perchè non mi piace. Non mi piace prendere un disco e analizzarlo nei suoni e anche in tutto il resto (ma soprattutto nei suoni). Ancora perchè? Perchè mi sa di vivisezionante e pure un pò di meccanico. Con questo non ce l'ho affatto con chi recensisce i dischi, sia chiaro, assolutamente no, ma la sola idea di mettermi a scrivere che ne so:“Le chitarre pompano/graffiano ma non sono potentissime, l'influenze ricordano...il genere sembra...la voce è simile quella di...” o altro ancora, sinceramente mi fa un pò ridere...Semplice questione di pelle. E poi ho sempre odiato l' “approccio tecnico” al rock 'n' roll:il vagliare ad esempio come una persona suona, la bravura di un batterista, il “doppio-pedale spaccaculo” (uscendo in questo caso sicuramente da quello in questione!) e tutte 'ste cazzate...Comunque, l'unica cosa che mi è davvero spiaciuta è che alle mie domande ha risposto, appunto, solo Stefano. Peccato davvero. Sarebbe stato bellissimo se lo avessero fatto almeno in due o in tre, se non proprio tutti! E vabbè. Non dirò di certo, però, e neanche scherzando come potrei fare, che “nella vita non si può avere tutto” perchè non ci credo, in questo detto cosi' soffocante e in parte anche falsamente umile...Dai, chiudo questa mappazza di introduzione al limite del logorroico dicendo che ovviamente, per chi dorme ad occhi aperti e non l'avesse ancora capito, il loro Cd è qui nella mia distro fino ad esaurimento copie...Lo vuoi? Contattami!

Pace, amore, sincerità, anarchia

A.


Cominciamo in modo semplice e classicone ovvero come, dove e quando vi siete formati e il perchè della scelta di questo nome... Il gruppo di persone che ruota intorno ai Kalashnikov si è consolidato alla fine degli anni ’90 a Milano. In quel periodo ne avevamo le tasche piene di gruppi pop-punk disimpegnati, h.c.straight edge all’amatriciana, dell’immaginario pre-confezionato importato dagli Stati Uniti e dello spirito imprenditoriale che aleggiava nella scena. Il vento tirava in una direzione, noi in un’altra. Come rifiuto di tutto questo, scegliemmo di cantare in italiano e di professare una chiara ascendenza culturale anarco-liberataria. L’idea di accostare un immaginario bellico ad un contesto anarco-pacifista non è per nulla nuovo:La musica è un fucile caricato di futuro! Abbiamo poi cercato di dare una nostra interpretazione alla musica che ci è sempre piaciuta:L’anarco-punk inglese (Crass, Dirt), il vecchio h.c.italiano (Declino, Wretched) e americano (Bad Religion, Dead Kennedys), recuperandone il significato e calandolo in una musica personale. Quello che ci è sempre interessato è stato il contenuto della musica, le idee, e la potenza con cui la musica le veicola. E l’urgenza di comunicare, di raccontare. Nel nostro ambiente la musica deve essere uno strumento di comunicazione e condivisione, non uno strumento narcisistico, una valvola di sfogo o una scusa per divertirsi e passare il tempo. Quando sento dire da alcuni gruppi che si sono formati per noia, mi viene il sangue alla testa... Ditemi la vostra sulla cosiddetta "scena"...Cosa vorreste che migliorasse, cosa non vi piace affatto, cosa invece vi sta bene, e cosi' via... Il mondo d.i.y. è vitale e pieno di amicizia. In tutti questi anni trascorsi a suonare in giro, in Italia e in Europa, abbiamo incontrato persone fantastiche e grande ospitalità. Non mi piace parlare di “scena italiana”, preferisco immaginare una scena globale, una rete con tanti nodi e senza strappi. Oggi credo che le scene geografiche siano diventate anacronistiche. Mi piace parlare di persone che condividono situazioni e progetti, piuttosto che di scena, perché questo termine rinvia ad una realtà astratta che sembra esistere aldilà delle persone che ne fanno parte e non si sa in realtà che cosa poi significhi. In Italia ho conosciuto e conosco molte persone che frequentano gli ambienti punk/h.c. che sono in gamba:solitamente s’incontrano ragazze e ragazzi disponibili, passionali ed intelligenti. Persone e luoghi che si sbattono e si danno da fare con autentico spirito controculturale e indipendenza creativa vanno sostenuti con ogni mezzo e senza mezzi termini. Quello che mi annoia della scena è sicuramente la scarsa fantasia che a volte s’incontra, che ogni tanto mi sembra sfociare in apatia creativa. C’è la tendenza a ripetersi, a seguire determinati modelli e a parlare per frasi fatte. Questo è l’unico aspetto che mi sento di rimproverare, ma è un aspetto che appartiene ad ogni ambiente, e non solo a quello della musica punk/h.c.autoprodotta. Dopo tanti anni di frequentazione di questa realtà, una piccola critica costruttiva me la concedo. L’ambiente d.i.y. è per sua natura instabile, cangiante e scoordinato, si basa sulla passione e sull’impegno individuale; se tutto questo a molti può sembrare un aspetto negativo, io lo reputo un aspetto di forza, unicità e bellezza:è il segreto della vitalità, dell’estro e della profonda umanità che pervade l’ambiente dell’autoproduzione punk/h.c., una realtà egualitaria, sfuggente ed anti-dogmatica. Quanto, quando e in che modo vi sentite vicini alla "classe operaia"? Se ad esempio vedete degli operai che scioperano o manifestano perchè una fabbrica chiude o altro ancora vi schierate totalmente con loro (magari anche partecipando ad alcune situazioni), perchè credete che queste persone abbiano diritto comunque di mangiare ma portando avanti contemporaneamente ciò che odiamo, oppure preferite staccarvi radicalmente da questi contesti? Esiste ancora una “classe operaia”? Il termine “classe” è arcaico ed ideologico. Non mi piace e non serve ad indicare un soggetto sociale ben definito. Qui al nord la situazione lavoro è altamente incasinata e parlare di classe operaia è davvero una cosa anacronistica. A Milano di fabbriche non ce ne sono più. L’operaio specializzato che lavora qui guadagna il doppio di me e probabilmente vota Alleanza Nazionale. E non gliene frega un cazzo di niente. Nei cantieri ci sono immigrati che lavorano come pazzi per uno stipendio da fame ma a loro va benissimo così. Poi c’è il moderno “cognitariato” precario rappresentato dai giovani diplomati/laureati che lavorano negli uffici, nei call-center e negli studi con contratti lavorativi comici e stipendi ai limiti della sussistenza. Qui da noi non esiste una coscienza di classe, né esiste una forma concreta di solidarietà tra i lavoratori. Esistono solo interessi di categoria. Negli anni scorsi abbiamo seguito con attenzione gli scioperi degli autoferrotranvieri della nostra città. Nel 2003 accadde infatti un fatto unico:i lavoratori dell’ATM (azienda trasporti milanese) misero in atto uno sciopero selvaggio che paralizzò la città, in aperto conflitto con i sindacati. Durò alcuni giorni, e fu un episodio incredibile in una città politicamente apatica come Milano. Seguimmo i fatti e insieme ad alcuni amici del C.S.O.A. Garibaldi (un tempo vecchia roccaforte autonoma in città, ora sgomberata) girammo un documentario che voleva essere un bilancio di quella vicenda. Quella fu una protesta sincera, libera dai gioghi imposti dai sindacati e animata da un palpabile disagio. Per questo ci appassionò e ci fece sentire vicini quei lavoratori. Credo che quando emerge l’umanità delle persone di fronte alla crisi, quando la protesta non è routine o sceneggiata, ci sia concretamente la possibilità di una condivisione. Portare avanti ciò che odiamo? Io odio lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, le gerarchie, le logiche del profitto che vanno a discapito della dignità delle persone. Mi piace la solidarietà sincera e la comunicazione tra le persone, libera da presupposti ideologici e ipocrisie. Che ne pensate di droga ed alcol, e naturalmente di chi ne fa uso? Trovo deprecabile qualsiasi uso di sostanze fino a se stesso, ma non lo condanno se ha finalità artistiche o creative. E’ la logica dello sballo per moda e per senso di appartenenza che disprezzo. Il problema della droga è che acquistandola si alimenta la malavita organizzata. Questo fatto è evidente e drammatico,ma viene spesso dimenticato. Milano, tra l’altro, è il regno dei cocainomani. La cosa impressionante è che ormai qui da noi tantissime tipologie di persone fanno uso di cocaina. Spero che questa merda rimanga fuori dai nostri ambienti. L’alcool è un discorso diverso. Se devo dirti la verità, i Kalashnikov ne sono dei grandissimi consumatori. Che dire? Anche qui vale una regola molto semplice, quella del non eccedere creando casini a sé e, soprattutto, agli altri. Siete pacifisti fino in fondo, oppure non lo siete affatto? Credete che si possa riuscire a cambiare tutto in modo non violento attraverso ad esempio la contro-informazione e quindi il formarsi di una forte coscienza popolare, oppure pensate che dobbiamo arrivare per forza di cose a dover impugnare le armi in nome della rivoluzione? Personalmente mi fa paura anche il solo pensarlo, questo, ma voi che mi dite? Guerra è diverso da conflitto sociale. Per me la guerra è quella cinica dei governi che uccidono per lo sfruttamento delle risorse di una regione o per il controllo politico-economico di un’area. Quella guerra fa schifo e tutti lo sanno, ma è figlia del mondo capitalistico e mercantile in cui viviamo:finché le logiche del sistema saranno sempre le stesse…Il conflitto sociale è un’altra cosa, ma credo che l’immagine del popolo che impugna roncole e forconi per detronizzare il re sia un po’ fuori moda. Sono i rapporti sociali ad essere cambiati. La violenza in generale è oggi l’ultima arma che sceglierei per scontrarmi contro il Sistema, visto che il Sistema sa e può picchiare molto più di noi! Io sono per una tattica diversa basata sulla resistenza, sull’arte e soprattutto sull’autonomia, sulla costruzione di alternative reali al modo tradizionale di intendere i rapporti tra le persone e la vita in generale. E’ una strategia di “scomparsa”, e non di scontro. Ti consiglio di leggere, se non l’hai già fatto, un saggio famoso ad opera di un anarchico americano molto particolare:TAZ di Hakim Bey. Alcuni lo considerano un testo datato,ma secondo me è attualissimo. Hakim Bey propone una via non dogmatica e non violenta alla rivoluzione, fondata sulla colonizzazione (anche temporanea) di aree del Sistema in cui è possibile insediare nuove forme di esistenza emancipata, al di fuori delle leggi scritte e non scritte. La salvezza dei ribelli sta dunque nella capacità di costruire mondi alternativi nel mondo attuale e non in quella di distruggere questo mondo per poi ricostruirne un altro che poi alla fine non si rivelerà forse meglio del precedente. Le “rivoluzioni” armate e totalitarie, quelle che hanno voluto spazzare via l’esistente per ricostruire una società da zero, hanno mai prodotto mondi liberi e divertenti? Non mi pare! E’ banale dirlo, ma ne sono convinto:la vera rivoluzione è tale quando avviene nell’intimo di ciascuno; allora nascono realmente i presupposti perché le persone costruiscano un Mondo Nuovo. Il problema è che una “forte coscienza popolare” non si avrà mai. Un cambiamento di massa è impossibile. A maggior ragione in un’epoca d’individualismo, massificazione, di falso benessere e stupidità diffusa come la nostra. Io voglio una rivoluzione immediata e divertente! Allora tanto vale costruirsi spazi autonomi e liberi, nascosti dagli occhi indiscreti, in cui vivere con le persone con cui esiste un’affinità e una profonda condivisione, fuggendo e capovolgendo le regole morali, estetiche e sociali del mondo capitalistico corrotto e schiavo del lavoro. E’ inutile illudersi, l’unica rivoluzione immediata ed accessibile è quella di costruire “parentesi” in questo mondo e viverci finché qualche sbirro non ti costringe a sloggiare. E allora il gioco ricomincia…Per non farsi beccare lo “spazio autonomo e autogestito” deve essere sfuggente, impossibile da etichettare, nomade e anti-gerarchico…Per esempio la musica punk/hc diy è una fantastico “spazio autonomo e autogestito” privo di un’organizzazione centralizzata, libero dalle logiche mercantilistiche, privo di una collocazione spaziale definibile (il suo territorio è il mondo intero!) e pieno di proposte artistiche originali e tentativi di comunicazione fuori dagli schemi (o almeno così dovrebbe essere!). E’ una realtà che non cerca lo scontro con il mercato ufficiale, ma sceglie di vivere un’esistenza autonoma, nell’ombra, fottendosene delle mode e delle regole del mondo esterno. E non è detto che queste realtà autonome non debbano comunicare con l’esterno, anzi: è importantissimo farlo! Ma con amore e umiltà. Informando e coinvolgendo. Se l’alternativa è allettante tante persone l’abbracceranno e una piccola rivoluzione avverrà. Capisci? Spetta a noi rendere la nostra alternativa affascinante, bella e confortevole. E per fare questo ci vuole passione, personalità, pazienza e tanto impegno. Come individui, quali sono le vostre paure più grandi e quali sono, invece, le cose che vi danno più fastidio sia nelle persone, sia quando vivete la vostra giornata in generale... Personalmente la paura più grande è quella di arrivare ad un certo punto senza entusiasmo per fare le cose che ho sempre fatto e che mi è sempre piaciuto fare, come suonare, scrivere, sbattermi per la musica, anche solo andare ai concerti…E la rabbia più grossa, se e quando accadrà, è che l’entusiasmo non l’avrò perso, ma me l’avrà rubato quest’esistenza grigia e ripetitiva a cui siamo inchiodati. Noi non siamo più giovani:ci tocca confrontarci quotidianamente con una realtà che fa di tutto per uccidere la creatività e la voglia di fare; da parte nostra cerchiamo di essere più propositivi possibile,v ivendo con dignità e impegno i momenti liberi (o rubati), cercando di condividere le nostre passioni e le nostre aspirazioni. Non vogliamo cedere ad un esistenza annichilita e atona, fatta di rapporti umani inautentici e triste routine lavorativa. Parlatemi di quel posto chiaramente orribile che si chiama Milano:dal rapporto/approccio che ha la gente comune lassù con le idee/situazioni antagoniste, alla città stessa, alla "scena" dalle vostre parti, e cosi' via... Milano è giusto giusto un posto di merda, a cui, malgrado tutto, siamo molto affezionati. In questi anni, le occupazioni milanesi hanno subito un dura controffensiva da parte della fottutissima amministrazione cittadina. Negli ultimi anni sono stati sgomberati alcuni luoghi storici e meno storici come Bulk, Malamanera, Orso e Garibaldi. E Milano rimane la solita città cannibale votata al business, al divertimento frivolo e alla tirata di coca. La speculazione edilizia è ai massimi storici e mi sembra profilarsi all’orizzonte una nuova tangentopoli, questa volta istituzionalizzata, dove fare cassa e profitto mette d’accordo volgari imprenditori e amministrazioni senza scrupoli. Nella città della moda l’importante è capitalizzare. Nessuna seria politica abitativa,solo case di lusso e uffici. Fra poco saremo la capitale europea dei parcheggi. Ci sono ettari di zone dismesse in periferia, con situazioni di degrado umano e ambientale tremendo, ma nessuno fa un cazzo. Insomma:la storia è sempre quella. E noi continuiamo a viverci in mezzo! La scena a Milano malgrado tutto è sempre viva. Poche persone, ma buone. I posti migliori per organizzare d.i.y. meeting sono la Villa Occupata (storica realtà di matrice anarchica nella periferia nord) e il Kasotto (un divertente ex-deposito per barche sulle rive mefitiche del naviglio, molto rovina ma molto divertente). Il sentimento dei milanesi nei confronti di queste realtà è:indifferenza principalmente, disprezzo ed irrazionale paura quando, per errore, ne sentono parlare. Qui al nord certi partiti politici come Alleanza Nazionale ed in particolare Lega Nord non fanno altro che fare del ridicolo e stupido terrorismo nei confronti dei centri sociali, come se questi ultimi fossero l’origine di tutti i problemi della nostra società:patetico e deprimente. Tant’è che a Milano lo sgombero di un centro sociale può avvenire dalla sera alla mattina, mentre situazioni di tremendo degrado e abbandono possono attendere anche 10-20 anni. A Milano tutto si muove o per interessi politici o per soldi. Si arriverà ad un certo punto che pagheremo tutti le conseguenze di quest’amministrazione del cazzo. E’ un vero orrore, e la cosa più inquietante é che pochi ne sono realmente consapevoli. Mi spiegate come mai avete adottato questo modo di esprimervi cosi' chiaramente fumettistico nelle grafiche, e come mai i vostri testi sono impostati con questo linguaggio cosi' particolare che non è solo prettamente metaforico o introspettivo ma si muove, in molti casi, dentro un impostazione quasi "fantastica"o forse, meglio ancora, "narrativa"? Non credete che sia giusto, inoltre, dire le cose in modo più diretto chiaro e netto, politicamente parlando? E poi, partecipate tutti alla stesura delle grafiche e dei testi, oppure c'è precisamente qualcuno/a in particolare che se ne occupa? Beh, qui il discorso è piuttosto complesso! Innanzitutto l’utilizzo che facciamo delle grafiche pop, in particolare nell’ultimo album, è un tentativo di immergere icone tipiche della cultura popolare in un contesto a loro, come dire, non familiare, creando un cortocircuito di senso. Un utilizzo finalizzato a creare un contrasto. L’iconografia pop e fumettistica è solitamente legata ad una visione edulcorata della vita:noi la prendiamo e la gettiamo in pasto alla cruda realtà. Come nell’artwork del nostro ultimo disco:“Sogni per Eroi Super-Sconfitti” dove ho buttato in mezzo alla guerriglia urbana alcuni supereroi ritagliati da vecchi fumetti. E’ una specie di détournement, come dicevano i situazionisti:uso critico e demistificatorio dei prodotti di uso comune. Il significato del titolo è duplice:da una parte quando i supereroi si scontrano con la realtà non se la passano bene, si trovano a disagio e piangono!Sfrattati dalle vignette, dai loro mondi di carta, gli eroi si trovano disorientati, i loro costumi si sgualciscono, si sporcano di fango nelle pozzanghere e si trovano a combattere contro un nemico “normale” con armi altrettanto “normali”. Ma gli eroi super sconfitti del titolo sono anche altri:quelli che si sbattono per un’esistenza che non è ammissibile in questa società, e che in fondo agli occhi di tutti sono degli sconfitti:noi a questi (anti) eroi dedichiamo le nostre poesie e la nostra musica. Da qui:sogni per eroi super-sconfitti. La nostra è un’iconografia diversa da quella dei tipici gruppi anarcopunk che in fondo riciclano sempre i soliti simboli, le solite copertine, e attingono al solito immaginario. Noi cerchiamo di trasmettere un’idea di crisi, di conflitto, di cambiamento con altri strumenti estetici. Quest’aspetto mi annoia molto della scena anarcopunk o h.c.:il fatto che raramente si esca dai classici richiami estetici ed iconografici. Purtroppo questa scelta di avere un aspetto diverso dai tipici gruppi anarco-punk e h.c.ci rende un pò incatalogabili e forse è anche per questo che alcuni, nel giro, non si accostano alla nostra musica o fanno fatica ad apprezzarla, benché noi esprimiamo le medesime idee dei gruppi D-beat con le A cerchiate sui giubbotti e le copertine dei dischi à la Discharge. Per quanto riguarda invece il linguaggio con il quale comunichiamo…È vero che lo si può trovare complicato, strabordante di immagini e metafore, però anche qui vale lo stesso discorso fatto sopra: in fondo i nostri testi racchiudono un messaggio riconducibile alla critica di matrice anarco-libertaria, i temi sono quelli tipicamente controculturali della musica punk/h.c., però cerchiamo di parlarne in modo diverso dal solito,ricorrendo ad immagini non convenzionali e raccontando storie, invece che gridando slogan. Certo, a volte la chiarezza e la semplicità possono essere una buona cosa, ma non sempre. Innanzitutto noi viviamo in un mondo che fa della semplicità di messaggio, dell’immediatezza e della velocità di lettura delle informazioni un valore assoluto. Ma la realtà è complessa, piena di contraddizioni e mai pacificata:come esprimerla, raccontarla con un linguaggio semplice ed univoco? Credo che le cose troppo semplici siano spesso o stupide o false, perché non rispecchiano la complessità dell’esistente. Il problema è che quando posizioni politiche si trasformano in slogan preconfezionati per un uso collettivo e mass-mediativo allora si svuotano e diventano senza senso. Noi vogliamo parlare di contro-cultura, anarchia e autonomia, ma riteniamo anche che la musica debba emozionare e commuovere. Cioè far provare nell’intimo del cuore di ciascuno ciò che noi comunichiamo. Cosi' quando pariamo di un problema troviamo che sia meglio inserirlo in una storia o condirlo con immagini poetiche, per poter arrivare con efficacia anche al cuore e all'immaginario delle persone. Ditemi cosa credete che vi sia di prioritario da portare avanti (o da creare) in un occupazione... Aldilà degli aspetti prettamente tecnici, sicuramente un’identità di intenti tra gli occupanti è la cosa principale,soprattutto all’inizio, per garantire entusiasmo e voglia di sbattersi; creare uno sfondo comune entro il quale operare. Avere ben chiaro che cosa si vuole costruire, che utilizzo si vuole dare allo spazio…Insomma, bisogna avere un progetto chiaro e condiviso. Questa è la base sulla quale costruire l’effettiva attività di uno spazio occupato e autogestito. Una cosa fondamentale è poi l’ospitalità, l’amore e il calore con il quale si accolgono le persone che frequentano lo spazio. Senza questi due fattori (chiarezza progettuale ed ospitalità) tutto crolla! Chiudete, se volete, dicendo tutto ciò che desiderate dire che non era incluso nelle mie domande! Solo due parole per ringraziarti, Adriano! Non la solita intervista! E’ bello incontrare persone che vogliono approfondire i contenuti e conoscere le persone che stanno aldilà della musica!

I Kalashnikov sono: 
Milena - Voce
Sarta - Chitarra
Puj - Chitarra
Don Suragn - Tastiera
Nino - Basso
Rissa Batteria/Bongo
Ghallonz - Grida/Sintetizzatori
Annalisa - Sintetizzatori
Quaglia - Sax
Peppus - Storie/Testi